La ricerca sulla presenza tedesca e fascista nella regione dell’Ossola-Lago Maggiore durante il periodo 1943-1945 non può mancare del capitolo Mussolini pilota d’aeroplani sui cieli della regione Verbano e Ossola. In questo breve contributo esploriamo come Mussolini e in quali occasioni si trovò a volare sui cieli del Lago Maggiore. Questo contributo si collega in parte a quanto abbiamo precedentemente scritto sulle visite di Benito Mussolini nella regione dell’Ossola e Lago Maggiore.
Mussolini pilota d’aeroplani è un esempio caratteristico e demagogico per la costruzione del mito Duce Benito Mussolini. Molto simile al tipo di propaganda fatto da Wladimir Putin, Mussolini era anche pilota di auto veloci, abile schermitore, aggressivo tennista, temerario nuotatore e abile sciatore, infine abile nell’utilizzare lo sport ai propri fini di propaganda. (Per il lettore interessato vi consigliamo di dare un’occhiata alle immagini di questo articolo pubblicato dal quotidiano elvetico Der Bund – le similitudine fra i due capi di stato sono sorprendenti).
Il culto dei piloti e degli aerei nel fascismo italiano era molto diffuso dopo la prima guerra mondiale, particolarmente pronunciato in Italia dove le prodezze di Gabriele D’annunzio e Italo Balbo avevano infatuato la massa del popolo. Per il fascismo volare equivaleva ad elevare l’ “individuo”, porlo al di sopra delle “masse” ed era considerato tanto moderno quanto “anti-marxista”.
Sembra che Mussolini avesse iniziato a prendere lezioni di volo nel luglio del 1920, compiendo i primi voli ad Arcore vicino a Milano. Cominciò a volare due anni dopo la nascita del figlio Bruno, il quale a differenza di Benito, diventerà a tutti gli effetti pilota militare e civile, anche di successo. Decedette però già nell’agosto del 1941, in un incidente aereo nei pressi di Pisa. Vi sono testimonianze di come Mussolini nel suo percorso di pilota abbia avuto almeno una volta un guasto tecnico, costretto ad un atterraggio di emergenza.
Non è chiaro se Mussolini aveva effettivamente la competenza di pilotare dei velivoli. Nei documenti e filmati di propaganda lo vediamo pilotare tutti i svariati tipi di aeroplano, quasi sempre da trasporto. Non lo si vede mai decollare o atterrare, tuttavia le testimonianze in volo sono numerose. Nella fase iniziale del movimento fascista, Mussolini appariva occasionalmente davanti ai sostenitori in uniforme da pilota, oppure si faceva riprendere ripetutamente accanto o sugli aerei.
Mussolini nei cieli del Lago Maggiore, esattamente a Stresa, vi appare per la prima (e probabilmente) unica volta il giovedi 11 aprile 1935. Fù una comparsa in pieno stile Mussolini – accompagnato dai giovanissimi figli Romano (1927-2006) e Anna Maria (1929-1968) – volando un idroplano che ammarò direttamente nello spazio fra Stresa e le Isole Borromee. Era partito in precedenza da Lonate Pozzolo, proveniente da Ronco Forli. Per lo meno i quotidiano dell’epoca, in particolare il Corriere della Sera, gli dedicarono una pagina completa. L’occasione non era una gita di piacere, bensì la conferenza Fronte di Stresa. Un’espressione usata per definire l’intesa, in funzione anti-tedesca, siglata tra il ministro degli esteri francese Pierre Laval, il primo ministro inglese Ramsay MacDonald e appunto Mussolini.
Nel gennaio 1937 ricevette la licenza di pilota militare. Tuttavia, rimaneva sua consuetudine a pilotare aerei quando erano già in volo. Probabilmente volò poi una seconda volta nella parte meridionale del Lago Maggiore, atterrando nell’agosto 1939 a Cameri-Novara. Non si hanno dettagli su questo volo, ma alla meglio sfiorò l’estremità del Verbano. Anche qui venne filmato mentre scendeva dal trimotore Siai-Marchetti SM 75.
Nell’agosto del 1941, Mussolini suscitò orrore nell’entourage di Hitler quando insistette per prendere i comandi dell’aereo in cui entrambi stavano andando a visitare le truppe sul fronte orientale. Hitler non seppe opporsi, e Mussolini restò per un ora con il pilota tedesco.
Due anni più tardi, la paura di volare la ebbe invece domenica 12 settembre 1943 lo stesso Mussolini. In quella data venne liberato al Gran Sasso negli Abruzzi da un comando della Luftwaffe, comandato dal maggiore “svizzero” della Luftwaffe tedesca Harald Otto Mors. Venne portato a Rimini su un aeroplano Fieseler Storch Cicogna, concepito per un passeggero e un pilota. Ma all’ultimo momento, oltre al pilota maggiore Gerlach e Mussolini vi si aggiunse Otto Skorzeny, un ufficiale della Luftwaffe. Le fotografie prese al Gran Sasso al momento del decollo mostrano un Mussolini altamente preoccupato. Probabilmente da esperto pilota aveva capito che il Storch con benzina poteva portare al massimo un carico utile 390 Kgs, e che i tre arrivavano al limite. Il volo durò poco meno di un’ora.
PS. Cosa vi è di particolare in Harald Otto Mors l’ufficiale della Luftwaffe che libera Mussolini ? Ebbene Harald Otto Mors era in parte svizzero. La mamma apparteneva alla famiglia vodese Paschoud. Una benestante famiglia borghese del Canton Vaud, che risiedeva a Lutry, il nonno di Harald Otto Mors, David Paschoud, fu una delle più rinomate personalità politiche vodesi dell’inizio del 1900. Mors nato a Cairo d’Egitto, arrivò ben presto con la madre in Svizzera. Svolse tutta la sua formazione scolastica di base in francese e rimase a Losanna perlomeno fino al 1923. Per tutta la sua vita Harald Otto Mors mantenne la padronanza del francese, con una chiara pronuncia vodese. Ironia della sorte, anche Mussolini aveva passato del tempo a Losanna, non lontano da Lutry.