Uno degli aspetti particolari della regione insubrica è quello di avere in comune – fra la Lombardia, il Piemonte e il Ticino – un dialetto. Dal punto di vista storico è altrettanto appassionante risalire alle origini di tale dialetto. Soprattutto perché i dialetti sono diversi da valle in valle o addirittura da villaggio in villaggio.
Dialetto e vernacolo sono perlomeno in Svizzera sinonimi, come a significare che questa specifica parlata sia di carattere locale, parlata solo da una popolazione circoscritta.
I dialetti del Ticino sono dialetti di origine lombarda. Con i dialetti piemontesi ed emiliani formano il gruppo dei dialetti gallo-italici: sono cioè dialetti sorti nella Gallia cisalpina, con elementi in comune con quelli della Francia.
La caratteristica più vistosa è, oltre alla caduta delle vocali finali atone salvo -a, la presenza delle vocali ü e ö (mür, cör, come in franc. mur, cœur, di fronte all’Italiano muro, cuore). All’interno del Ticino e Mesolcina esistono notevoli differenze.
I dialetti del Mendrisiotto, cioè dell’area meridionale del Ticino, sono poco diversi da quelli parlati nelle zone lombarde adiacenti, ma più ci si avvicina alla cresta alpina, più appaiono elementi comuni anche ad altri dialetti alpini, quali la semipalatalizzazione delle occlusive velari (c-, g-) nelle valli ticinesi, la conservazione dei gruppi cl-, pl-, fl- (clama, planta, flur) in Bregaglia e della -s finale della seconda persona singolare dei verbi a Poschiavo. È inoltre da segnalare il rotacismo della -l- intervocalica presente nella fascia centrale da Chiasso a Bedretto, ma assente a ovest nel bacino della Maggia e a est nei Grigioni it.
La vitalità del dialetto è determinata da due fattori. Da un lato è rilevabile il diffondersi di una koinè dialettale interregionale che tende a sostituire sempre più i dialetti locali. Dall’altro canto nella Svizzera italiana non ci si rivolge in dialetto a chiunque. L’uso del dialetto richiede fra gli interlocutori un minimo di familiarità: si usa in famiglia, fra vicini, coetanei e colleghi, ma tendenzialmente non con sconosciuti, all’interno di piccoli gruppi, ma non in grandi assemblee, in negozi di paese o di quartiere, ma non in empori del centro cittadino.
Entro questi limiti il dialetto, nella forma locale, o più frequentemente in quella della koinè dialettale, rimane la lingua d’uso orale quotidiana di una parte importante della popolazione autoctona della Svizzera italiana: secondo i dati del censimento del 1990, il 42% della pop. ticinese parla dialetto in famiglia, sia nella forma del monolinguismo – pari a ca. il 20% – sia nella forma del plurilinguismo; se si aggrega questo dato a quello circa l’uso del dialetto al lavoro o a scuola, risulta come poco meno della metà della popolazione cantonale dichiara di usare il dialetto nella vita quotidiana.
La ricchezza e la multiformità del lessico dei dialetti della Svizzera it. sono raccolte nel Vocabolario dei dialetti della Svizzera it.; di questa opera monumentale, fondata nel 1921 e la cui pubblicazione è stata avviata nel 1952, sono apparsi fino al 2003 61 fascicoli, che comprendono i termini fino a cavezzá. Della registrazione e salvaguardia dei nomi di luogo dialettali della Svizzera it. si occupa invece, con le sue due collane, il Repertorio toponomastico ticinese dell’Archivio di Stato, mentre l’indagine sui diversi aspetti della realtà linguistica locale, e quindi anche del dialetto, è affidata all’Osservatorio linguistico della Svizzera it.
PS. Ci piacerebbe rintracciare la persona che appare nel filmato della TSI. Alla prima persona chi ci procura il contatto, offriamo una pizza all’Osteria Nostrana di Ascona. Fatevi avanti.