Storia del sindacato edilizia e legno a Locarno

A un anno di distanza torniamo a riproporvi un ulteriore dettaglio sulla figura del sindacalista e socialista Giacomo Domingo Candolfi. Il seguente contributo era stato pubblicato il 9.12.1985 sul quotidiano socialista Libera Stampa in occasione del 50esimo anniversario della creazione a Locarno del segretariato sindacale per lavoratori edili e del legno del Locarnese e delle Valli (SEL).

Giacomo Candolfi (muratore). Chi meglio di Giacomo Candolfi (classe 1906). Onsernonese, una vita di duro lavoro sui cantieri, di emigrazio­ne, di attività sindacale e politica in­tensa.

Giustamente considerato il «padre» del SEL nel Locarnese, può ricordare la creazione del segretaria­to? Lasciamo pertanto a lui la parola.

Bisogna prima di tutto compiere un piccolo passo all’indietro, esattamen­te al 1931, quando la sezione, supera­to un difficile momento interno, chiamò Paolo Frigerio, falegname, a svolgere il ruolo di responsabile sezio­nale, soprattutto per quanto concerne l’incasso delle quote. Egli svolse que­sto lavoro fino a tutto il 1934, natural­mente oltre alla sua normale attività di falegname. In una riunione svoltasi nel 1934, il compagno Frigerio comunicò che non intendeva più continuare, avendo aperto una piccola bottega di fale­gname. Erano poi anche i tempi del passag­gio dei carpentieri amburghesi, orga­nizzati in Germania, che ritiravano il cosiddetto «sussidio di viaggio», pari a due franchi e cinquanta. Questo an­dirivieni arrecava non poco disturbo anche alla famiglia, tenendo il compa­gno Frigerio l’amministrazione della sezione a casa sua, siccome non c’era­no uffici.

In quella medesima riunione venne fatto il mio nome perché assumessi la carica di segretario. In un primo momento non volevo accettare, ma i compagni riuscirono a convincermi. E cosi, l’assemblea svoltasi nel mese di gennaio del 1935 mi elesse dapprima in comitato e, siccome ero il più giovane, mi votò quale segretario cassie­re.

Come segretario prendevo cinque franchi al mese, come cassiere cinque centesimi per ogni bollo settimanale della federazione venduto. Avevo messo a disposizione, per il segretariato, un locale del mio appar­tamento in St. Antonio, dove tenevo l’ufficio nonostante continuassi la mia occupazione quale muratore.

Erano quelli, per me, momenti parti­colarmente difficili: nel Locarnese e nella Valle Maggia infuriava la propa­ganda fascista e mi era quasi impossi­bile trovare un posto di lavoro stabile nell’edilizia. D’accordo con il compagno Dome­nico Visani, segretario della Camera del Lavoro, il locale del mio apparta­mento divenne anche una sede locale del cartello sindacale ticinese.

Locarno, Piazza Sant Antonio. L’abitazione di Giacomo Candolfi era sulla destra dell’immagine, poco distante dalla piazza.

Ciò significò però anche un aumento delle mie difficoltà. Nel 1938, l’ufficio venne installato in un locale della Casa del Popolo, ri­manendovi fino al 1948. Poi, il trasfe­rimento nella casa Cerosa vicino al­l’ospedale e, nel 1935, quello definiti­vo nell’attuale palazzo in Piazza delle Corporazioni.

In quegli anni, la propaganda fasci­sta era al suo apice. Diversi lavorato­ri, sottoposti ad ogni sorta di pressio­ne, davano la disdetta al sindacato. Il giornale «Il fascista svizzero», stam­pato a Lugano, il 9 marzo 1935 scrive­va: «Mentre il socialismo e i sindacati ticinesi si sfasciano, il fascismo chia­ma a raccolta tutti i lavoratori del Ti­cino».

Esempio di pubblicazione fascista riguardante i sindacati.
Questo esempio venne distribuito in Ticino durante gli anni trenta.

Questa propaganda faceva pre­sa su buona parte dei lavoratori e per il sindacato era difficile fare dei pro­seliti. Parte dei lavoratori indigeni italiani qui domiciliati pensavano che i sindacati sarebbero stati cancellati. I fatti hanno però dimostrato un’afflu­enza maggiore di operai al sindacato.

Poi ci fu la «stagione» degli sciope­ri, lo sviluppo dell’attività lavorativa nella regione, l’inizio dei grandi lavori idroelettrici della Maggia. Un’attività intensa, insomma, sor­retta dall’appoggio di molti compa­gni, sempre tenendo fede a quell’idea­le sindacale che ha permesso il miglio­ramento delle condizioni di lavoro e di salario per i lavoratori.

Giacomo Domingo Candolfi (1906-1997)

E se anche queste conquiste non sono state con­formi alle nostre aspirazioni, esse hanno però sempre tenuto aperto quello spiraglio di ottimismo che è an­cora oggi la base delle nostre rivendi­cazioni per un sempre miglior benes­sere di tutta la classe lavoratrice.

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