I Combattenti Ticinesi Antifascisti Volontari caduti sui fronti di battaglia della Spagna Repubblicana 1936-1939

Iniziamo il 2021 con un modesto contributo ai Combattenti Ticinesi Antifascisti Volontari caduti sui vari fronti di battaglia della Spagna Repubblicana 1936-1939. Un importante e significativo capitolo della storia Insubrica, oggi purtroppo spesso e volentieri dimenticato dalle autorità cantonali, e anche dai nostri concittadini. Ci sembra quindi doveroso iniziare la nostra attività redazionale del 2021 ricordando i vari volontari Ticinesi (e Lombardi) che combatterono contro la Spagna di Franco.

Il capitolo dei volontari ticinesi in difesa della Repubblica di Spagna è un importante e significativo esempio di come nonostante la vigente neutralità vi furono diversi giovani ticinesi che non esitarono a partire per combattere contro il fascismo spagnolo. Alcuni dei quali non fecero ritorno, e che ricordiamo in questo contributo.

La guerra di Spagna fu un evento singolare nell’ambito del contributo internazionale. Nello spazio di due anni, dal 1936 al 1938, oltre cinquanta, paesi, dai quali 40-50 mila volontari accorsero, uniti e schierati contro il fascismo.

I combattenti Ticinesi morti in Spagna 1936-1938 (elenco non completo)

Cognome, Nome Originario/a Stato Data
Bizzozzero Francesco Porza morto 16.6.1936
Rodonì Miro Biasca morto 16.5.1937
Rossi Numa Biasca morto x.11.1936
Signorellì Maria Pazzallo morta x.12.1936
Cerio Luigi Auressio morto 28.3.1938
Mombelli Giuseppe Stabio morto 8.9.1938
Maspoli Luigi Coldrerio morto x.3.1937
Medici Enrico Mendrisio morto 1938
Gaffuri Edoardo Besazio morto 9.1938
Scheffli Leonardo Lugano morto 3.1937
Baroni Emilio Piazzogna morto 9.1938
Dopiti Giuseppe Carona morto 9.1938
Belotti Diego Tegna morto 16.2.1938
Pini Primo S. Nazzaro morto 10.1938
Burri Felice Lugano scomparso x.x.1938
Getti Andrea Barbengo morto x.9.1938

I volontari ticinesi furono circa 80, la maggior parte combatterono nella 12esima Brigata Garibaldi mentre complessivamente gli svizzeri furono 815 persone. 170 morirono in combattimento – perlomeno 16 furono i Ticinesi – e 375 al loro rientro in patria furono perseguiti penalmente dalla giustizia militare elvetica, come fossero stati dei veri e propri “mercenari”. Vi furono anche diversi mutilati, anche fra i Ticinesi.

Monumento al Monte Ceneri. Fonte: Elena Beltrametti, 2006

Nonostante tutto ciò, il trattamento elvetico verso questi volontari delle Brigate Internazionali fu dall’inizio molto severo. Appena scoppiata la guerra in Spagna, dopo l’insurrezione fascista in Marocco, il Consiglio federale emanò due decreti, il 14 agosto 1936, il primo che vietava l’esportazione di armi in Spagna, il secondo che vietava l’arruolamento e la partecipazione al conflitto da ambo le parti. Inoltre gli articoli 4-5 specificavano che per evitare la violazione di questi decreti si ponevano limiti alla libertà di stampa, all’organizza­zione della solidarietà, alla raccolta di fondi a manifestazioni pubbliche. Vi fù un terzo decreto del 25 agosto 1936 che stabilì le sanzioni penali per i trasgressori dei due precedenti decreti. Le pene previste erano otto mesi di carcere, multe fino a CHF 10’000 e privazione dei diritti civici fino a 5 anni. Questo decreto in particolare aprì la strada per una moltitudine di processi in contumacia, ripresi man mano che i volontari superstiti rientravano dal teatro bellico spagnolo. L’atteggiamento delle Camere Federali fù intransigente, rifiutando ogni sorta di amnistia. Invano personalità – anche non socialiste – come Giovan Battista Rusca allora sindaco di Locarno – invocarono un’amnistia. Tutti i volontari vennero rapidamente processati dal Tribunale Militare e condannati. Le pene variavano da 2-3 mesi ai 7-8 mesi, e venivano distribuite in maniera stocastica, senza che si possa interpretare anche dopo 80 e più anni, quali fossero i criteri per l’assegnazione di tali pene di detenzione.

Per la regione Insubrica vi furono diverse persone che pagarono le conseguenze di una tale militanza. Alcuni perirono in Spagna, altri come Romeo “Meo” Nesa ritornò con un braccio imputato. Nonostante la grave ferita, non si smise di militare nel Partito Comunista Ticinese del dopoguerra, diventando insieme a Martinoni, una delle figure più esemplari dell’antifascismo Ticinese.

Romeo Nesa, volontario ticinese in Spagna

Un altra figura a dover subire gravemente il suo contributo alla causa republicana, fù l’ex-avvocato di Ascona, Wladimir Rosenbaum. Denunciato per un traffico di armi e aeroplani, ex Swiss Airlines, venne giudicato a Zurigo, e gli fu anche tolta per sempre la patente di avvocato.

Questo capitolo è altrettanto importante per Insubrica Historica, dato che diversi protagonisti dell’impegno Ticinese in Spagna, riappaiono pochi anni dopo, in particolare durante il periodo 1943-1945 nelle vicende partigiane ossolane. Vi è un nesso diretto con diverse di queste persone, dato che l’esperienza in Spagna portò questi giovani volontari a continuare ad impegnarsi per la democrazia.

Fonti: Per chi ne vuole saperne di più sul contributo ticinese nella guerra di Spagna consigliamo vivamente questo filmato: «¡No pasarán!» — ticinesi antifascisti in Spagna della TSI.

 

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