Corrao – dopo quella di Amedeo Belloni – è un ulteriore figura emblematica del Fascismo Novarese. “Achille Corrao” è anche il nome di una Brigate Nera che compì una serie efferati crimini nella zona dell’Ossola. Queste breve contributo ripercorre brevemente la storia di Achille Corrao.
Achille Corrao nasce a Calatafini Palermo il 25.5.1899. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale come tenente degli arditi. Convinto fascista della prima ora si scontra già nel 1921 con esponenti comunisti a Palermo, riportando nella notte del 26.7.1921 serie contusioni.
Corrao sembra avere comunque anche dei problemi con la giustizia, dato che nel 1923 viene arrestato a Palermo per falsificazione di documenti riguardanti una ricompensa al valor militare e per avere indebitamente portato distintivi di medaglle (v. Corriere della Sera, 8.4.1923). In questo momento occupa già la carica di colonello della Milizia.
Non si sa molto di lui nel periodo che va dal 1923 al 1943. È probabile che si stabilisce a Novara già da qualche tempo, dato che era ben introdotto nelle attività del Partito Fascista Repubblicano di Novara.
Con l’avvento della RSI viene promosso al grado di colonnello della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR). Viene nominato dal prefetto Tuninetti, il 22.3.1944 a Novara, come ufficiale di collegamento per la prefettura / comandanti e la protezione ferroviaria.
Nel Luglio del 1944 al momento della creazione della Brigata Nera “Augusto Cristina” assume la carica di vicecomandante – il comandante era Stefano Dongo, mantenendo la sua posizione nella GNR.
Corrao fu ucciso in un agguato a Feriolo-Baveno durante le prime fasi dell’operazione di riconquista della zona libera Ossola il 11.10.1944 (v. La Stampa 1944, 16 ottobre, p. 2).
Per onorare la sua morte viene creata la Brigata Mobile Nera “Achille Corrao” la quale dopo la rioccupazione dell’Ossola partire dal 25.2.1945 viene dispiegata a Pieve di Vergonte e in altre località della bassa Val d’Ossola, la formaziona proveniva da Vicenza. Una Brigata Nera Mobile la quale azione era limitata, quasi esclusivamente, alle operazioni di polizia e ai posti di controllo. Era composta da un massimo di 60 uomini, i quali però erano tecnicamente incorporati nel battaglione Ettore Muti – Ravenna.
Il 26 febbraio 1945 vi fù uno dei più gravi episodi che coinvolge la Brigata nera mobile «Achille Corrao». I partigiani, informati che i presidi fascisti di Calasca e Macugnaga stavano per essere rinforzati dalla Brigata Nera «Ettore Muti» di Ravenna, pianificarono un attacco.
L’azione partigiana fallì e la reazione della “Corrao” non si fece attendere. Nella rappresaglia venne ucciso, in circostanze mai del tutto chiarite, il parroco di Castiglione Ossola (Valle Anzasca), don Giuseppe Rossi (1912-1944), ritenuto responsabile di aver fatto suonare le campane del paese, non per chiamare i fedeli alla processione bensì per avvisare i partigiani.
Inteso dai fascisti come un segnale convenuto con i partigiani, lo
scampanio gli costò la vita. Il suo corpo venne ritrovato in frazione Colombetti. Insolito nella storiografia degli eventi ossolani è il fatto di poter disporre di diari di brigata, prezioso è quindi quello della Brigata nera «Achille Corrao».
Il comandante del presidio di Pieve Vergonte, Natale Raffaelli, annoto nel suo diario per il 26.2.1945 la seguente notizia: «…Partenza da Pieve di
Vergonte alle ore 7.45 circa, il comandante del 1° e 2° Plotone, per raggiungere i costuenti Presidi [sic] Senonché giunge notizia, per mezzo di motociclista, che sianno [sic] subita una imboscata nei pressi di Castiglione e Cimamulera. Partono immediatamente a piedi la squadra Ragazzini ed altri disponibili raggiungendo il luogo indicato alle ore 11, partecipiamo con azioni di rastrellamento e di rappresaglia nelle frazioni limitrofe…».
Il Ragazzini sopracitato si tratta di Vincenzo Ragazzini. Dopo il conflitto non vivrà a lungo. Il 19 maggio vennero rinvenuti presso il cimitero di Unchio 14 cadaveri di militi della Brigata nera mobile «Achille Corrao» e della Brigata nera «Ettore Muti» di Ravenna. Le cause della cattura e della
fucilazione del gruppo nelle vicinanze di Verbania solleva qualche dubbio, dal momento che la compagnia era piuttosto operativa in Ossola e nelle valli contigue. Fra i giustiziati vi era appunto Vincenzo Ragazzini, responsabile della rappresaglia di Castiglione Ossola del 26 febbraio 1945.
Ulteriori fonti:
- Vedasi testimonianza di Giovanni de Monte in Bologna (1989, p.91), riportata più completa in Barlassina Tagliarino e Andoardi (1973, p. 2). Dettagli sulla morte del Rossi in Pier-Antonio Ragozza (1994, 486-505): «Un paio di ore più tardi don Del Boca accompagnava a Colloro un parlamentare [il sig. Gallian comandante del presidio di Migiandone], era l’assassino del parroco di Castiglione Ossola don Giuseppe Rossi».
- Giorgio Pisanò (1967) scrive che il 19 maggio 1945 un Ragazzini, del 603° comando provinciale della GNR, viene ucciso a Unchio, ma sembra più probabile che sia appunto il Vincenzo Ragazzini della Brigata nera «Achille Corrao».