Insubrica Historica si occupa nel quotidiano di gestione di rischi. Non vi sono molti punti in comune con la passione della ricerca nella storia. Ciò nonostante un collega mi ha chiesto tempo addietro di fornire un parere e valore sul concetto di Value of Statistical Life (valore della vita). Da questa domanda prendo lo spunto per fare un’analogia a riguardo della storia moderna, in particolare della Shoah.
Il valore di una vita umana è – al di là dei contesti etici citati qui sotto – un termine tecnico derivante dall’economia. In economia sono state sviluppate procedure quantitative che valutano la perdita o il prolungamento della vita umana. Lo scopo è di ottenere valori monetari che possano essere utilizzati per decisioni economiche comparative. Tale confronto può avvenire, ad esempio, nell’ambito di un’analisi costi-benefici delle varianti della pianificazione della sicurezza stradale. Si parla piu specificatamente di valore di una vita statistica (Value of Statistical Life o anche abbreviato VSL).
Se, e in che misura la valutazione finanziaria di una vita umana sia metodologicamente possibile e politicamente o eticamente ammissibile è una questione tanto controversa quanto alla base assurda. Ciò nonostante in Svizzera, perlomeno nel contesto dei trasporti e sicurezza stradale usiamo dei parametri ben definiti per calcolare il VOSL.
La valutazione della vita umana sul solo aspetto economico è un problema fondamentalmente di etica, ovvero non si attribuisce alcun valore intrinseco alla vita. La valutazione monetaria di una vita umana, è contestata da posizioni teoriche che affermano l’incommensurabilità dei valori, ovvero la vita non ha prezzo.
Ad esempio, diversi filosofi come Immanuel Kant fanno riferimento al concetto di dignità umana, che esclude una valutazione finanziaria delle persone con un prezzo. In alternativa all’analisi costi-benefici, nei casi in cui l’obiettivo esplicito è quello di salvare vite umane, soprattutto nel settore sanitario, la valutazione nell’analisi costi-benefici è un’opzione possibile. Queste forniscono una risposta alla domanda di quante più vite possibili possono essere salvate con le risorse disponibili, ma evitano di paragonare il salvataggio di vite umane con altri obiettivi di politica sociale in termini monetari.
Un ulteriore punto critico è la possibilità di una discriminazione specifica del gruppo sulla base della diversa disponibilità sociale di pagare, almeno secondo l’approccio del capitale umano. Si sostiene che nelle analisi costi-benefici, che secondo la teoria economica del welfare servono come base per le decisioni politiche o amministrative, il valore della vita dovrebbe essere stimato il più individualmente possibile.
In un mondo ideale, dove vi sono risorse illimitate la vita non ha prezzo, e la questione non dovrebbe neanche porsi. Il discorso cambia se si inizia a guardare il tutto come un sistema. Il concetto di VOSL esiste essenzialmente per fissare parametri alfine di stabilire quali interventi di sicurezza vanno finanziati e quali non.
Per ritornare al contesto storico di Insubrica Historica, diamo al nostro lettore un semplice compito. Moltiplicate 6’000’000 di ebrei sterminati durante il conflitto della Seconda Guerra Mondiale con la variabile di VOSL (vedi tabella sopra) per il 2018, ovvero di CHF 6 Mio. per persona. Arriviamo al giorno d’oggi alla cifra di CHF/EUR 36 billioni.
Naturalmente un calcolo tanto approssimativo quanto eticamente molto discutibile. Ci troviamo anche al limite della banalità del male per citare Hannah Arendt. Ma ciò sarebbe l’impatto economico che la politica di sterminio nazista ha avuto sulla popolazione ebraica. Il seguento video vi da un idea della grandezza di un bilione (in inglese trillion). Il risultato del video per 36 volte, questa è la sola “compensazione economica” per le vite cancellate