Quando l’Italia voleva attaccare e occupare militarmente il Ticino e la Svizzera

Un aspetto interessante della storia recente nella regione Insubrica, è rappresentato dai piani operativi dello Stato Maggiore Italiano di invadere la Svizzera. Fortunatamente storia di un (quasi) lontano passato. In questo breve contributo vi forniamo qualche dettaglio.

Poco più di un anno fa avevamo scritto su Insubrica Historica della figura di Raffaele Cadorna junior. Ufficiale di carriera, e uno dei massimi esponenti della Resistenza Italiana. Proveniva da una dinastia, quella dei Cadorna, quasi interamente devoluta alla carriera militare.

Il padre, Luigi Cadorna (1850-1928), era stato all’inizio della Prima Guerra Mondiale, capo dello Stato Maggiore del Reale Esercito Italiano. Un ufficiale molto discusso, il quale giocò un ruolo abbastanza dubbio nella disfatta di Caporetto dell’ottobre-novembre 1917.

Il Generale Raffaele Cadorna Junior, figlio di Luigi Cadorna

Nelle regione Insubrica Cadorna è sinomimo piuttosto dell’omonima linea fortificata “Cadorna”. Una linea che tutt’oggi esiste e che si estende dal Sempione fino alla Valtellina. Un immensa opera di difesa della frontiera italiana contro un immaginario nemico proveniente dalla Svizzera.

Postazione di artiglieria del Forte Monte Morissolo Linea Cadorna sopra Cannero.
A sinistra dell’immagine, in retropiano, vi è il Locarnese con la zona Locarno-Minusio.
Fonte: Insubrica Historica

Parliamo di 72 km di trincee, 88 piazzole di batterie d’artigliera (perlopiù imponenti cannoni navali), 11 delle quali in caverne, 25.000 m2 di caserme, 296 km strade e 398 km di mulattiere. Il tutto costruito da circa 15 000-20000 lavoratori, molti dei quali, perlomeno per l’Ossola provenienti dalla Toscana. Il costo complessivo fù di 104 milioni di lire, ovvero circa 300 Mio di Euro al giorno d’oggi.

Lo Stato Maggiore Italiano non si limitò però a concepire solo una difesa attiva del proprio territorio. Vi furono anche diversi piani operativi, fatti prima e durante il fascismo, che prevedevano anche l’invasione della Svizzera, passando sia dal Ticino che accedendo direttamente al massiccio centrale del San Gottardo.

Il primo piano operativo d’invasione della Svizzera, concepito nel 1928, si contradistingue per essere molto ottimista. Secondo i strategi italiani, sarebbe bastato per invadere il Canton Ticino e parte dei Grigioni poco più di 3 Divisioni, esattamente 1 Corpo d’Armata con 3 Divisioni, 9 Battaglioni di Camicie Nere della MVSN e 10 batterie d’artiglieria pesante. Un piano molto ottimista, che speculava un esercito elvetico impreparato e poco armato.

Dettaglio del Piano Operativo Italiano per l’invasione della parte meridionale della Svizzera. La progressione principale era prevista attraverso Domodossola-Valle Formazza, attaccando direttamento la zona del San Gottardo. Fonte: ASMZ N.155 (1989)

Un secondo piano operativo, redatto nel giugno 1940 dal Generale d’Armata Mario Vercellino (1879-1961) vedeva un incremento delle forze italiane necessarie per l’occupazione della Svizzera. Bensì che questo piano considerava solo l’occupazione militare del Canton Ticino, si era ora passati a ritenere neccessarie per l’occupazione ben 5 Divisioni.

Non meglio precisato Piano Operativo dello Stato Maggiore Italiano redatto nel 1935. Vi sono in questo piano più progressioni – con tre varianti – che interessano il Ticino. Un’avanzata attraverso la val Formazza e una dal Mendrisiotto. Fonte: Hans Senn, Die Schweiz in der militärischen Planung der Nachbarmächte während der Zwischenkriegszeit.

Quasi un anno più tardi – maggio 1941 – veniva redatto l’ultimo piano operativo per l’occupazione militare del Ticino, Vallese, Grigioni e la catena alpina elvetica. Qui si passava ora a ben 15 Divisioni, ritenute dallo Stato Maggiore Italiano necessarie per occupare questo lembo di terra confederato.

Piano operativo del Maggio 1941, redatto mentre le forze di Mussolini stanno attaccando la Grecia e l’Albania. Vi sono ora necessarie per l’occupazione del fronte meridionale elvetico ben 15 Divisioni. Fonte: ASMZ N.155 (1989)

Di tutti questi piani non se ne fece molto, anche perchè a partire dal settembre 1943 vi fu l’arminstizio di una parte dell’Esercito italiano, il quale lasciò l’alleanza con i tedeschi, è passo in modo molto improvvisato e disordinato con gli alleati. Fu l’inizio della Guerra Civile nel Nord Italia, la quale durò ben 20 mesi. Una guerra fratricida che portò per esempio per la sola area dell’Ossola a 2’000 civili uccisi e deportati, 80 militi tedeschi e circa 350 militi fascisti uccisi.

 

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