In collaborazione con l’associazione Sentiero degli Spalloni, Insubrica Historica avrà l’opportunità di presentare, sabato 20 agosto ai Bagni di Craveggia, quanto succede il 18 ottobre 1944 al confine Bagni di Craveggia-Spruga, teatro di un significativo episodio di sconfinamento da parte di truppe tedesche e fasciste che inseguivano un gruppo di partigiani in ritirata.
Il 12 ottobre 1944 il territorio della zona libera dell’Ossola viene attaccato da un forte contingente tedesco-fascista. Si tratta di 3’500 soldati, organizzati in due gruppi di combattimento. Il primo, guidato dal capitano tedesco delle SS italiane Friedrich Noweck (Danzica 5.8.1914 – 1976), risale la Valtoce. Il secondo, guidato dal capitano della SS-Polizei Emil Seeling, percorre la Val Cannobina. La direzione della rioccupazione viene affidata al tenente-colonello Ludwig Buch che era al comando dell’SS-Polizei Regiment 15.
Una volta conquistata Domodossola il 14 ottobre, un esiguo gruppo tedesco-fascista partito da Santa Maria Maggiore e composto da soldati di diversa provenienza – 35 marò della Decima Mas, 15 paracadutisti del Reggimento «Nembo» della Brigata Folgore e 6-10 giovani marinai tedeschi del Marine Einsatz Kommando (MEK 80) – ha il compito di rastrellare le zone di confine con il Canton Ticino.
Il responsabile dell’operazione tedesco-fascista è il tenente di vascello Ettore Falangola. Nell’occasione viene assistito dal tedesco Ernst Wadenpfuhl, anch’egli tenente di vascello. Nel gruppo fascista di circa 40 militi vi è Paolo Violanti, fantomatico capitano della Milizia Confinaria GNR “Monte Bianco”, di stanza a Craveggia. Falangola lascia Santa Maria Maggiore (816 mt) nel tardo pomeriggio del
17 ottobre. Il gruppo, guidato dal Violanti, si dirige verso la Bocchetta di Sant’Antonio (1841 mt) dove passa la notte.
Dopo un paio d’ore di sosta alla Bocchetta di Sant’Antonio riprende il cammino in direzione Bagni di Craveggia (976 mt) dove diversi partigiani erano ammassati da giorni. Il gruppo tedesco-fascista li sorprende al confine, aprendo il fuoco in prossimità dell’albergo dei Bagni. I partigiani, quasi tutti disarmati, avevano tralasciato di mettere delle sentinelle. I più appartenevano alla formazione di Filippo “Pippo” Frassati, la Divisione Piave, completamente allo sbaraglio dopo aver perso il proprio comandante Alfredo “Marco” Di Dio a Finero il 12 ottobre (vedi nostro precedente contributo del 9.10.2019).
Ai Bagni con i partigiani ci sono anche una ventina di disertori tedeschi, precisamente georgiani, ex prigionieri di guerra sovietici, trasferiti nel 1943 in Italia. Appartenevano al reggimento di fanteria della Wehrmacht II.(Georgien)/198, impiegati per mansioni logistiche e supporto durante i rastrellamenti in Piemonte.
Ben 256 partigiani e civili entrano caoticamente in Svizzera il 18 ottobre. Lo scontro dura almeno 45 minuti. In territorio elvetico cade il tenente partigiano Federico Marescotti, il cui decesso viene registrato alle 17:00 a Comologno. Ci sono complessivamente due partigiani morti, mentre tre feriti gravi e undici in modo più leggero, seppur colpiti in territorio italiano, riescono a passare il confine.
Il gruppo tedesco-fascista lascia i Bagni alle 17.10 del 18 ottobre, in direzione della Val d’Antigorio. L’azione dei Bagni ha ancora dei risvolti diplomatici fra la Confederazione e la Repubblica Sociale Italiana (RSI) fascista.