Questo breve contributo ripercorre l’inedita presenza del maggiore Waldemar Pabst internato a Locarno durante il periodo 1944-1945. Di lui Insubrica Historica ne aveva già parlato durante una conferenza nel 2022 presso l’Albergo Tamaro ad Ascona. Ernst Julius Waldemar Pabst (Berlino 24 dicembre 1880 – Düsseldorf 29 maggio 1970) è stato un ufficiale tedesco, organizzatore politico e commerciante di armi. Organizzò l’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht nel 1919. Per tutta la vita ha lavorato alle interfacce tra i rispettivi eserciti tedeschi, le organizzazioni politiche di destra e le industrie di armi. Nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, fu Primo Ufficiale di Stato Maggiore della Divisione di Cavalleria della Guardia (GKSD) ed ebbe una parte di primo piano nel cosidetto Kapp Putsch.
Pabst nasce a Berlino nel 1880. Il padre, Arthur Pabst, era direttore del Museo delle Arti Decorative e del Museo Storico di Colonia. Insieme al futuro Cancelliere del Reich Franz von Papen, frequentò la Scuola Principale Prussiana per Cadetti e ricevette il grado di ufficiale nel 1899.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Waldemar Pabst combatté in Belgio, partecipò alla Battaglia di Verdun e dalla metà del 1916 fece parte dello Stato Maggiore.
Nelle vesti di ufficiale di servizio, fa catturare e giustiziare il 15 gennaio 1919 a Berlino Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, la coppia protagonista della rivolta spartachista contro l’allora neo-repubblica di Weimar. A distanza di cento anni si è propensi a credere che l’assassinio sia piuttosto stato approvato, se non ordinato, dalla sinistra moderata tedesca, felice di sbarazzarsi di due estremisti come Luxemburg e Liebknecht.
Pabst fa carriera come agitatore politico in gruppi ultranazionalisti, i cosiddetti Freikorps, prendendo parte al putsch di Kapp-Lütwitz nel 1920 con l’obiettivo di rovesciare la Repubblica di Weimar.
Fallito il golpe, negli anni Venti si rifugia in Austria. Con l’arrivo al potere dei nazisti rientra in Germania, ma scompare dalla vita politica per dedicarsi all’industria degli armamenti, diventando rapidamente direttore di una fabbrica d’armi a Berlino che detiene il controllo della Waffenfabrik Solothurn di Zuchwil-Soletta. Una succursale di comodo, acquisita per aggirare le dure condizioni poste dal Trattato di Versailles rispettivamente St. Germain. A Soletta si lavora comunque molto e bene, tanto che il prototipo della mitragliatrice pesante MG.34, poi un best-seller nella Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale, viene proprio concepito nella neutrale cittadina. Pabst convinto nazionalista tedesco, non ha grande stima di Hitler e del suo partito e, almeno ufficialmente, non sembra intrattenere legami diretti con il nazismo, tanto che per alcuni anni vive in Austria.
Ritornato in Germania all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, riesce a rifugiarsi in Svizzera nell’estate del 1943. Ironicamente, chiede e riceve asilo politico, evitando di essere espulso verso la Germania. Soprattutto grazie al suo passato nell’industria bellica, riprende rapidamente la sua attività di commerciante d’armi.
Protetto e raccomandato dai livelli più alti della Polizia Federale elvetica e da esponenti politici della destra nazionalista svizzera, viene “internato” nell’autunno 1944 presso il lussuoso Hotel Castello di Locarno. Da qui continua imperterrito a occuparsi di contrabbando – vendendo armi della ginevrina “Hispano-Suiza” in America del Sud – e a organizzare i primi movimenti fascisti del dopoguerra tedesco.
Il soggiorno nel Canton Ticino è comunque breve, dato che viene espulso dal Cantone (e non dalla Svizzera) nell’estate del 1945. Probabilmente Pabst subisce l’ondata di epurazione dell’immediato dopo guerra, che tocca tutte le personalità tedesche e italiane risiedenti nel Locarnese.
Pabst, che nel frattempo è rimasto vedovo, viene addirittura accolto dalla Confederazione Elvetica come rifugiato politico nel 1948; nonostante i suoi trascorsi, nel 1953 ottiene definitivamente il permesso di soggiorno. Nei 12 anni passati in Svizzera riceve ampie protezioni, sia politiche che economiche, da varie personalità elvetiche. Ciononostante, Pabst lascia il Paese nel 1955 e, benché sia deceduto a Düsseldorf, è tuttora sepolto a Muri vicino Berna.