All’inizio di febbraio 2023 abbiamo preso qualche giorno di vacanza per recarci nel sud della Germania. Il ritorno in Svizzera lo abbiamo fatto attraversando la Foresta Nera. Un idilliaco paesaggio, soprattutto la strada che porta da Freudenstadt a Kinzigtal. Improvvisamente abbiamo deciso di fermarci al memoriale Vulkan, eretto per il ricordare il campo di concentramento di Haslach. Il resto del viaggio ci ha ricordato cosa hanno dovuto passare le persone di questo campo ma anche quanto succedeva non molto lontano dalla Svizzera.
I sottocampi di Haslach (Kinzigdamm, Sportplatz e Vulkan) furono istituiti a partire dal settembre 1944, nella fase finale della Seconda Guerra Mondiale, nel corso del trasferimento sotterraneo delle fabbriche di armamenti, che dovevano essere ospitate nel sistema di tunnel di una cava vicino alla città di Haslach nella Kinzigtal (Foresta Nera centrale).
Un totale di 1’700 prigionieri furono raccolti in questi tre sottocampi, che erano subordinati al campo di concentramento di Natzweiler-Struthof, e furono utilizzati come lavoratori forzati nella costruzione dei tunnel. Almeno 210 prigionieri morirono a causa delle condizioni di detenzione o furono uccisi dalle guardie SS. La maggior parte dei prigionieri erano francese, tedeschi e russi. Ma vi furono anche italiani che perirono in questo campo di concentramento.
I sottocampi di Haslach vengono creati nel momento in cui i campi di lavoro forzato nazisti in Alsazia venivano evacuati dopo lo sbarco delle truppe alleate in Normandia avvenuto nel giugno del 1944. Il 12 ottobre 1944 fu deciso di non utilizzare l’impianto di tunnel di Haslach per la ditta Mannesmann, ma per la produzione di parti di carri armati da parte della Daimler-Benz. Il contesto era la distruzione dello stabilimento Daimler-Benz di Gaggenau a causa dei raid aerei di fine settembre e inizio ottobre. Su suggerimento di Karl Müller, il direttore della Daimler-Benz responsabile del trasferimento sotterraneo, furono trasferiti ad Haslach altri prigionieri per accelerare i lavori di costruzione.
I prigionieri – per la maggior parte francesi – erano stati originariamente detenuti nel campo di sicurezza di Schirmeck-Vorbruck. Schirmeck istituito nell’agosto del 1940 servì alle autorità di polizia tedesche come “campo di istruzione” nel corso della “germanizzazione” dell’Alsazia e come “campo di sicurezza” dove venivano detenuti i prigionieri preventivi e quelli in “custodia protettiva”. È appurato che già a Schirmeck, i prigionieri dovevano svolgere lavori forzati per Daimler-Benz; numerosi prigionieri erano stati deportati nel campo di sicurezza di Rotenfels quando il campo di Schirmeck era stato sciolto, per essere utilizzati come lavoratori forzati nello stabilimento Daimler-Benz di Gaggenau.
I tre campi di Haslach erano tra i numerosi campi di lavoro forzato che esistevano nella regione. Esistevano accanto al sistema dei campi di concentramento veri e propri, gestiti dalle SS. I prigionieri non avevano assolutamente un miglior trattamento, anzi probabilmente il contrario visto le aspre condizioni di lavoro nelle miniere e foresta di Haslach.
Il sottocampo Vulkan per il quale abbiamo visitato il memoriale, era posto nella foresta. Il memoriale e quanto rimane del campo è accessibile dopo aver percorso un sentiero per 20 minuti nel mezzo della Foresta Nera. Dal 4 dicembre 1944, circa 650 prigionieri, per lo più combattenti della resistenza francese e ucraini, furono rinchiusi nei tunnel della cava. I prigionieri erano stati inizialmente detenuti nel campo di sicurezza di Schirmeck-Vorbruck e poi temporaneamente nella fortezza di Rastatt. La testimonianza di un ex prigioniero sulle condizioni di detenzione nei tunnel è molto eloquente:
“Non c’erano né letti né sacchi di paglia per i prigionieri, solo una manciata di paglia bagnata, che non veniva rinnovata durante i cinque mesi. Non c’erano né acqua potabile né strutture per lavarsi, per non parlare di altre strutture sociali o igieniche. Le razioni erano del tutto inadeguate. I prigionieri venivano costantemente maltrattati e picchiati come animali. Milioni di pidocchi potevano nascere a causa di questa sconfinata incuria e diventavano un tormento quasi insopportabile per i prigionieri. Il risultato di queste condizioni fu una malattia e una morte di massa”.
Il comandante del campo satellite era il SS Karl Buck, che aveva già ricoperto questa posizione a Schirmeck-Vorbruck. Ai prigionieri descrisse la sistemazione nel tunnel come “buona” e “a prova di bomba”. Nel febbraio 1945, l’SS-Sturmscharführer Josef Kraus gli succedette come comandante del campo. Secondo i prigionieri sopravvissuti, sia Buck che Kraus partecipavano personalmente ai maltrattamenti quasi quotidiani dei prigionieri. Buck era presente anche quando i prigionieri venivano fucilati.
Nel marzo 1945, molti prigionieri furono evacuati verso altri sottocampi in cosiddette marce della morte. Geograficamente queste marce erano verso Est, nel mezzo del Baden-Würtenberg, dove gli alleati non erano ancora giunti. Un certo numero venne invece lasciato sul posto, e riuscì a trovare alloggio presso contadini e artigiani oppure presso le istituzioni ecclesiastiche di Haslach. Il fatto che Haslach fosse una cittadina profondamente cattolica aiutò la sorte dei pochi ex-prigionieri.
Le unità della prima armata francese liberarono Haslach solo il 21 aprile 1945. Nel settembre 1946, i soldati francesi e gli ex membri della NSDAP locale, riesumarono 210 cadaveri, sepolti in una fossa comune ai margini del cimitero di Haslach. Dopo 80 anni ancora 75 persone non sono state identificate. Probabilmente diversi altri prigionieri vennero sepolti nei tunnel della cava.
Le guardie SS furono processate da un tribunale militare francese a Rastatt nel 1947. Karl Buck fu condannato a morte, successivamente graziato con l’ergastolo e nel 1955 ritornò in Germania. Quello che rimane delle cave è stato demolito nel novembre 1947 e nell’aprile 1948. Quello che rimane è ora un memoriale sulle pendici della montagna, facilmente accessibile passando dal bosco.