Considerazioni sulla giornata della memoria: sabato 27 gennaio 2024

Uno degli aspetti più interessanti nella storia della Shoah, lo sterminio di ebrei durante la Seconda guerra mondiale, è la perspettiva storica che diamo nell’Europa Occidentale a questo genocidio. In questo breve contributo cerchiamo di fare il punto della situazione su questa particolare interpretazione storica. Abbiamo già toccato questa tematica più volte nel passato: Giulio Forti; Liliana Segre; la politica svizzera a riguardo degli ebrei; e ancor Abner Hasson.

La percentuale della popolazione ebrea in Germania al momento dell’avvento del partito Nazionalsocialista (NSDAP) era meno del 1% del totale (+- 600’000 persone) della popolazione tedesca, circa 67 milioni di abitanti. Il calcolo non è assolutamente preciso, dato che vi erano già a quel tempo diverse minorità etniche che non erano forzatamente registrate o ancor meno recensite.

Il totale degli ebrei tedeschi sterminati nella Shoah è di circa il 3%, ovvero 200’000 persone su 6 milioni di persone sterminate in totale. Queste 200’000 persone rappresentano anche circa 1/3 della popolazione ebrea prima dell’inizio della Seconda guerra mondiale in Germania. La popolazione ebrea tedesca prima, durante e dopo il conflitto scompare dalla Germania e dall’Europa. Vi sono diverse esodi verso gli Stati Uniti oppure la Palestina.

Quindi 97% della popolazione ebraica sterminata nell’Olocausto, non è tedesca, bensì viene da altre parti del continente europeo. Nonostante questo fatto, l’interpretazione storica data nell’Europa Occidentale, viene fatta essenzialmente con una visione germanica (o italiana, se prendiamo le Leggi Razziali del 1938). A scuola impariamo appunto: il boicotto nazista dei negozi ebrei nel 1933, le Leggi di Norimberga del 1935, la Notte dei Cristalli nel 1938, le Leggi Razziali italiane del 1938, la Stella di Davide gialla, e molte altre “leggi”. Tutte elaborate per escludere, sfruttare, espropriare la minoranza ebraica dalla vita sociale ed economica, in Germania ma appunto anche in Italia e altrove in Europa.

Elenco dei campi di lavoro e sterminio (in nero) principalmente in Germania. Fonte: KZ Dachau / Insubrica Historica

Se ritorniamo a quanto scritto sopra, dobbiamo ricordarci che il 97% degli ebrei sterminati nella Shoah non vengono appunto dall’Europa occidentale, bensì almeno 3/4 vengono principalmente dalla Polonia e dalla Russia. In pratica la cintura che dal Baltico corre verso il Mar Nero, fino ad arrivare ad Odessa. Buona parte degli ebrei sterminati, e rimasti purtroppo ancora dopo 80 anni praticamente sconosciuti, provengono dai paesi Baltici, dalla Polonia, Prussia Orientale, Russia orientale e Ucraina occidentale.

Vi sono diverse ragioni per cui l’Europa orientale aveva una popolazione ebraica più numerosa rispetto all’Europa occidentale prima dell’Olocausto. Innanzitutto gli ebrei vivevano in Europa orientale da secoli e vi avevano stabilito comunità fiorenti. Nel Ventesimo secolo, l’Europa orientale ospitava circa 7 milioni di ebrei, mentre l’Europa occidentale ne contava al massimo 2-2.5 milioni.

La distribuzione della popolazione ebraica prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale nell’Europa Occidentale:

Paese Populazione ebraica
(stima 1933)
Germania 560,000-600,000
Francia 500,000
Italia 420,000
Svizzera 25,000 (0.06% della popolazione)
Inghilterra 340,000
Benelux 240,000
Austria 200,000
Totale circa 2,300,000 

L’Europa orientale era una regione più rurale e meno sviluppata rispetto all’Europa occidentale, e gli ebrei erano spesso in grado di trovare lavoro in mestieri e attività artigianali che non erano così facilmente disponibili per gli altri. Questo aspetto economico ha portato a una comunità ebraica più prospera nell’Europa orientale. Infine vi era una più grande tolleranza religiosa in diverse parti dell’Europa orientale, che permetteva agli ebrei di poter praticare liberamente la loro fede. Questo non è sempre stato il caso dell’Europa occidentale, dove gli ebrei sono stati spesso perseguitati, addirittura già dal Medioevo.

Quindi nonostante tutta la storiografia occidentale, l’Olocausto è avvenuto piuttosto soprattutto verso l’Europa Orientale. Lo stesso discorso lo si può fare per i vari campi di sterminio tedeschi. L’immagine che abbiamo dalla storiografia è che buona parte dell’Olocausto avviene ad Auschwitz-Birkenau oppure Dachau. Purtroppo la realtà è molto diversa. Gli eccedi di ebrei avvengono non tanto in questi campi, bensì nuovamente in questa cintura che va dai paesi Baltici al Mar Nero. È qui che vengono perpetrati i più grandi massacri. In alcune zone dell’Europa orientale, in particolare in questa cintura di cui si è scritto sopra, le popolazioni locali erano disposte a collaborare con i nazisti per radunare e uccidere gli ebrei. Questo ha reso più facile per l’apparato nazista portare a termine il proprio piano di genocidio.

Portale in ferro al KZ Dachau. Fonte: Insubrica Historica

L’aspetto temporale dei massacri è anche interessante, dato che la maggior di queste persone vengono sterminate nel lasso di tempo che intercorre il 1940-1942. A partire dal 1942 la macchina da guerra tedesca si trova occupata con l’Operazione Barbarossa, ed i battaglioni di SS-Polizei e squadre speciali responsabili di questa moltitudine di massacri, vengono reciclati per le vere operazioni belliche.

È importante quindi riconoscere le ragioni per cui l’Olocausto viene più spesso associato all’Europa occidentale, bensò che la stragrande maggioranza delle vittime proveniva dall’Europa orientale. I motivi sono molteplici. Innanzitutto il fatto che l’Olocausto è stato ampiamente studiato e documentato in Europa occidentale, dove vi è una grande concentrazione di sopravvissuti e studiosi ebrei. Di conseguenza, è disponibile una più grande quantità di informazioni e risorse, la quale ha portato a una maggiore importanza nel discorso storico. Nello stesso frangente vi è una mancanza di documentazione storica in Europa orientale. L’Olocausto è stato spesso un argomento tabù nell’Europa orientale e molti documenti sono stati distrutti o persi durante la guerra e in particolare il periodo della Guerra Fredda. Ciò ha reso difficile documentare l’Olocausto nell’Europa orientale nella stessa misura in cui lo è stato nell’Europa occidentale. Infine vi è l’ascesa del nazionalismo nell’Europa dell’Est. Negli ultimi decenni, vi è stata un’ascesa del nazionalismo in molti Paesi dell’Europa dell’Est, vedasi Ungheria ma anche Ucraina, e questo ha portato indirettamente alla tendenza a minimizzare l’impatto dell’Olocausto sulla regione. Ciò è dovuto in parte al desiderio di allontanare questi Paesi dal loro passato e di concentrarsi sulla loro identità nazionale.

È importante ricordare che l’Olocausto è stato un evento orribile che potrebbe ripetersi se non rimaniamo vigili. Dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare il diritto internazionale, rafforzare la società civile e sviluppare nuove tecnologie per prevenire il genocidio. Dobbiamo anche educarci sui pericoli dei discorsi di odio e di intolleranza, e diventa imperativo opporci a tutte le forme di discriminazione e di violenza.

I grandi rischi della memoria. Immagine tratta dal sito web del comune elvetico di Schattdorf (Canton Uri). Per annunciare che l’amministrazione del comune non lavorava il 15.8.2022 giorno di Maria Himmelsfahrt (Assunzione di Maria), l’ignoranza storica dell’amministrazione portò ad usare una fotografia con la dicitura “Arbeit mach Frei” Wir wünschen Ihnen einen schönen Feiertag: Il lavoro rende liberi, vi auguriamo un bel giorno di vacanza.

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