I Beretta provengonodella frazione di Incella e parecchi d’essi furono capomastri, costruttori, architetti e lapicida, ma due soli meritano d’essere in particolar modo ricordati: Giovanni che visse nella prima metà del sec. 16esimo e il figlio Pietro, che campò vecchissimo. I Beretta vengono anche conosciuti come Bertola, Bertoli oppure ancora Beretoli.
Giovanni Beretta è la figuara principale. Viene menzionato per la prima volta nel 1545 a Brissago, in un’iscrizione sul campanile di S. Maria del Ponte, è documentato fino al 3.3.1577 (data in cui il suo nome appare in un libro contabile della parrocchia).
Beretta inizia a lavorare come architetto già 1525. Personalità molto prolifica, lasciò vari edifici incompiuti, poi portati a termine da suo figlio Pietro, fra cui a Brissago la chiesa di S. Maria del Ponte e la parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo. Ragioni di natura stilistica ma anche lapidi che portano il suo nome – come il caso di Cannobio-, fanno si che gli si possano attribuire le seguenti opere:
- il santuario della Pietà a Cannobio (VCO),
- la chiesa della Madonna di Campagna a Suna (Pallanza) nella parte rinascimentale
- il campanile, il coro e la sagrestia della chiesa dei SS. Pietro e Paolo ad Ascona (1525-34),
- chiesa di S. Croce di Riva S. Vitale
- il campanile della collegiata di S. Vittore a Muralto (parte inferiore, 1524-27)
- il campanile della Chiesa di di S. Lorenzo a Losone,
- nonché la chiesa del convento di S. Francesco a Locarno (dal 1538).
Le realizzazioni di Beretta sono orientate allo stile degli edifici rinascimentali lombardi, come ad esempio la chiesa di S. Maria delle Grazie del Bramante a Milano, nel quale vi è custodita l’Ultima Cena, sulla quale abbiamo scritto anche nel passato.
Giovanni fu indubbiamente il più prolifico e lo dimostrano le sue opere: La chiesa della Madonna del Ponte di Brissago, il Santuario della Pietà di Canobbio, la chiesa della Madonna di Campagna a Suna (Pallanza) nella parte rinascimentale, la chiesa parrocchiale di S. Pietro e Paolo di Brissago, alcune delle quali furono erroneamente attribuite al grande Pellegrino Pellegrini Tibaldi ed anche allo ancor più rinomato architetto Bramante.