Durante il settembre 1943 la situazione in Italia è molto confusa. Le forze Alleate che hanno appena liberato completamente la Sicilia, sono sbarcate in due punti nella penisola italiana: gli inglesi a Salerno, e le forze americane in Calabria, fra Reggio e Villa San Giovanni. Il 3 settembre 1943 viene firmato in Sicilia l’armistizio dell’Italia, il quale sancisce l’abbandono in fretta-e-furia dell’alleanza con i tedeschi. Questo trattato verrà comunicato solo il 8 settembre 1943.

Rifugiati italiani per Stabio, dopo l’annuncio dell’armistizio del 8 settembre 1943. La maggior parte hanno abbandonato la divisa militare ed indossato abiti civili.

Ne risulta un caos totale, con un salvi-chi-si-può di una piccola parte dell’Esercito italiano che scappa nel meridione, soprattutto verso Brindisi. Gli ordini per la truppa sono caotici, poco chiari e ambigui. Addirittura l’imprigionato Benito Mussolini rimosso il precendente 25 luglio 1943, viene dimenticato negli Abruzzi e poi catturato-liberato dai tedeschi. Un’operazione condotta da un ufficiale tedesco della Luftwaffe di origini svizzere e del quale Insubrica Historica ha pubblicato un’interessante contributo.

Scene drammatiche di rifugiati militari italiani in abiti civili raggruppati al campo sportivo di Stabio, in procinto di essere portati oltralpe, metà settembre 1943.

In mezzo a questo caos, buona parte dell’Esercito Italiano che si trova nel Nord Italia (ma anche altrove in Europa, nei Balcani e sul Fronte orientale) viene catturato dalle forze tedesche e deportato nei campi di prigionia e lavoro del Reich. Essere Italiano diventa in quel periodo sinonimo di traditore. Circa 20,000 soldati italiani si pongono però in salvo entrando in Svizzera, in particolare dal Ticino ma anche dal Vallese. Un afflusso di rifugiati che provoca una crisi umanitaria in tutto il Ticino e anche Confederazione. Fra i diversi soldati che entrano nel Sottoceneri vi à anche un non più giovane militare, certo Luigi Berlusconi (1908-1989).

Luigi Berlusconi con il figlio Silvio Berluscono, foto presa probabilmente attorno al 1937.

Militare nella riserva, sposato con Rosa Bossi, entra il 17 settembre 1943 con un gruppo di commilitoni nella regione di San Pietro presso Stabio. L’entrata in territorio svizzero come per molti altri soldati italiani è abbastanza semplice. Le guardie di frontiera italiano partecipano attivamente a questo esodo, fornendo le necessarie indicazioni per attraversare la rete di confine.

Da questo momento si crea una vera e propia fiumana di gente che coglie di sorpresa buona parte del Ticino. Tutti fuggiaschi che cercano di lasciarsi l’occupazione tedesca alle spalle. Accolti in maniera quasi entusiastica dalla popolazione ticinese, meno dalle unità dell’Esercito Elvetico. Sono soprattutto unità d’oltralpe, che daranno non pochi problemi qualche settimana e mese più tardi. Sono i militari che respingeranno anche un grande numero di ebrei, come per esempio Liliana Segre, respinta ad Arzo nel dicembre 1943 da un’unità di fanteria del Canton Friborgo.

Il luogo dove Liliana Segre, con il padre e due anziani zii, attraversa la frontiera elvetica e viene dopo pochi giorni respinta.

Papà Berlusconi viene portato a San Pietro presso Stabio. Dopo pochi giorni e diversi interrogatori viene poi trasferito con la ferrovia per la Svizzera Tedesca, nel quale vi rimane fino al 7 giugno 1945. Luigi lascia in Italia il figlio Silvio Berlusconi (1936-2023), la figlia Maria-Antonietta (1943-2009) e la moglie Rosa Bossi (1911-2008). La famiglia Berlusconi aveva nel frattempo lasciato Saronno e si trovava durante il periodo 1943-1945 a Lomazzo, nella provincia di Como. Zona molto più sicura, meno toccata dagli incessanti bombardamenti alleati su Milano e la Lombardia. La madre pur essendo casalinga continuava però durante il conflitto a lavorare presso la Pirelli di Milano come segretaria.

La famiglia Berlusconi nel 1948.

Luigi Berlusconi prima del conflitto era semplice funzionario della Banca Rasini creata nel 1920. Una piccola banca lombarda, appartenente ad un gruppo di nobili aristocratici milanesi capitanato dal Conte Carlo Rasini e Gian Angelo Rasini. Sin dalle sue origini la banca è un punto di incontro di capitali lombardi (principalmente quelli della nobile famiglia milanese dei Rasini, proprietaria del feudo di Buccinasco) e palermitani (quelli provenienti da Giuseppe Azzaretto, uomo di fiducia di Giulio Andreotti in Sicilia).

Il padre di Silvio Berlusconi, Luigi Berlusconi fu dapprima un impiegato presso la Rasini, in seguito procuratore con diritto di firma dal 1957, ed infine assunse la carica di direttore generale. Proprio come procuratore Luigi Berlusconi nel 1970 ratifica un’operazione bancaria che porta all’acquisti di una banca offshore, nel quale CdA vi erano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. La Banca Rasini, e Carlo Rasini in particolare, furono i primi finanziatori di Silvio Berlusconi all’inizio della sua carriera imprenditoriale. Silvio e suo fratello Paolo Berlusconi avevano un conto corrente alla Rasini, e proprio grazie ai finanziamenti, alle garanzie e alle forti raccomandazioni avute dalla banca milanese il futuro “cavaliere” riuscì ad entrare in società con l’importante finanziaria svizzera che possedeva parte della Edilnord, la prima compagnia edile con cui iniziò a costruire la sua fortuna.

Silvio Berlusconi con la madre Rosa Bossi.

Il legame della famiglia Berlusconi è rimasto comunque molto forte. Tre dei cinque figli di Silvio Berlusconi sono nati ad Arlesheim BL. Cinque dei suoi 17 nipoti sono nati nella clinica privata Sant’Anna di Sorengo. La società Edilnord di Berlusconi venne finanziata principalmente dalla “Finanzierungsgesellschaft für Residenzen AG” di Lugano TI. Il rappresentante di Berlusconi, era l’avvocato ticinese Renzo Rezzonico. Tramite quest’ultimo fu fornito il finanziamento necessario per costruire “Milano 2” nel 1968. La città satellite modello, che da alloggio per 10.000 persone su 712.000 metri quadrati, concepita a Segrate viene finanziata dalla “Aktiengesellschaft für Immobilienanlagen in Residenzzentren AG”.