Abbiamo nel passato dedicato numerosi contributi al passaggio del confine da parte di profughi. In particolare la storia di Luigi Forti oppure della famiglia Hasson, o ancora il libro di Insubrica Historica sulla famiglia Gruenberger. Un aspetto determinante è la dinamica e il costo del passaggio della frontiera, cosa che cerchiamo di chiarire in questo contributo.

Soldati tedeschi della Zollgrenzschutz in pattuglia su uno dei laghi alpini nella zona di confine Como, Varese e Ossola.

A partire da metà settembre 1943 il confine italiano con il Ticino viene occupato militarmente. Sono soprattutto elementi appartenenti alla Zollgrenzschutz tedesca coaudivati da elementi fascisti, dal novembre 1943 conosciuti e organizzati come GNR Milizia Confinare. Praticamente tutti i valichi italiani vengono occupati da queste forze militari, anche in luoghi remoti come i Bagni di Craveggia al confine con Spruga (Valle Onsernone) vedono la comporsa di guardie di confine. Diventa molto difficile se non impossibile attraversare il confine in maniera legale.

Confine Bagni di Craveggia-Spruga Valle Onsernone. La caserma della Zollgrenzschutz si trova sulla sinistra, in prossimità di quello che resta dei bagni termali. La caserma venne occupata solo dal ottobre 1943 fino al settembre 1944, evacuata con l’avvento della Zona Libera Ossola.

L’unica opzione è invece quella di attraversare il confine italo-svizzero illegalmente. Un’impresa pericolosa e illegale che può portare a gravi conseguenze. Le persone che attraversano illegalmente il confine nel periodo 1943-1945 spesso si affidano a trafficanti di esseri umani più comunemente chiamati “passatori”, che sovente sfruttano e abusano della loro posizione di forze. Vi sono anche episodi di violenza, profughi spogliati di tutti i loro averi e abbandonati in prossimità del confine. Inoltre, i profughi che vengono catturati mentre attraversano illegalmente il confine italo-svizzero vengono detenuti, multati o addirittura deportati nei campi di sterminio tedeschi.

Esistono molti motivi per cui le persone a partire dal settembre 1943 tentano di attraversare il confine illegalmente. Diverse persone – soprattutto di fede ebraica – cercano di fuggire dalla violenza o dalla persecuzione nel loro paese d’origine oppure in Nord Italia. Altre persone cercano invece di sfuggire all’arruolamente nelle forze fasciste della Repubblica Sociale Italiana oppure cercano di scappare ad una deportazione nei campi di lavoro del Terzo Reich. Indipendentemente dal motivo, l’attraversamento illegale del confine italo-svizzero non è mai privo di rischi.

Alpe Rescerasca sopra Brissago al confine con l’Italia. Fonte: Insubrica Historica

Vi sono diversi casi di “passatori” che approfittano di queste persone vulnerabili mentre cercano di attraversare i confini illegalmente. Non vi sono testimonianze di profughi costretti a lavorare in condizioni pericolose o sfruttamenti sessuali. Vi sono invece diverse testimonianze di violenze fisiche nei confronti di queste persone. Minaccie e uccisioni di profughi, gettati dai pendii delle montagne, in particolare al confine con Brissago e Camedo (Valle Vigezza). Sono uccisioni per impadronirsi delle ingenti somme che molte famiglie ebree si portavano appresso.

Le persone che attraversarono illegalmente il confine lo fecero spesso affrontano condizioni pericolose, come ripidi versanti di montagne, o viaggi avventurosi durante il profondo inverno. Interessante come il numero di casi di profughi entrati via lago sia molto ridotto. Quasi inesistente quello di profughi entrati in Ticino con aeroplani, anche se vi sono casi registrati a Magadino e a Bellinzona, a suo tempo anche aerodromo cantonale.

Confine fra Brissago e S. Bartolomeo Montibus, valla Valmara. Una delle zone da dove i profughi passavano per fuoriuscire nel Locarnese. Insubrica Historica propone un trekking su questo percorso.

I profughi che vengono catturati mentre attraversano illegalmente il confine, vengono arrestati e detenuti. In particolare a riguardo degli ebrei catturati al confine con il Locarnse, sappiamo che vengono detenuti in condizioni precarie innanzitutto a Varese e più tardi al Carcere di San Vittore a Milano. Questi disgraziati, come riportato nel libro “Respinti. Il dramma della famiglia ebrea Gruenberger 1943-1944” hanno sovente nessun accesso a cibo, acqua o cure mediche adeguate. Le persone, in particolare gli ebrei fino all’estate del 1944, che vengono catturate mentre attraversano illegalmente il confine vennero per la maggior parte deportate nel Terzo Reich. Ciò significa non solo essere separati dalle loro famiglie ma anche in diversi casi lo sterminio.

Protocollo d’interrogatorio di Carlotta Alfieri, moglie dell’ambasciatore fascista a Berlino Dino Alfieri. Entra sopra Brissago nel gennaio 1944. Fonte: BAR Berna

Più complicato è il calcolo su quanto viene effettivamente pagato da un profugo per passare il confine. Analizzando diverse centinaia di protocolli d’interrogatorio elvetici, si può determinare che il costo medio per il passaggio illegale della frontiera – nell’autunno 1943 – è di circa Lire 10’000 per persona. Difficile è però convertire questo costo al giorno d’oggi. Soprattutto perchè si tratta di Lire pagata durante un periodo altamente inflazionario, come quello dell Repubblica Sociale Italiana di Mussolini.

Luigi Forti catturato a Canobbio e la famiglia Hasson catturato a Craveggia, entrambi in procinto di entrare in Svizzera.

Un articolo apparso nel dicembre 1943 a riguardo della cattura di Luigi Forti serve per avere un’idea più preciso del costo per il passaggio illecito del confine. L’articolo di Gazzetta Ticinese riporta testualmente: “Milano, 16.12.1943 In Valmara una pattuglia di guardie di finanza ha fermato il rag. Giuseppe Forti, d’an­ni 71, residente a Milano, che ten­tava di varcare clandestinamente il confine. Perquisito è stato trovato in possesso di 2000 franchi svizzeri che dichiarò di avere acquistati al prez­zo di lire 213 mila. Mentre è in cor­so un’inchiesta il Forti è stato trat­to in arresto.” Sappiamo che Forti verrà poi portato e sterminato ad Auschwitz.

Articolo della Gazzetta Ticino, 18.12.1943. Per più dettagli sul Forti Giulio (e non Giuseppe) consultare questo articolo di Insubrica Historica.

Per determinare a quanto ammontano 10’000 lire italiane in franchi svizzeri dato il tasso di cambio di 2’000 franchi svizzeri per 213’000 lire italiane, occorre compiere i seguenti passaggi: per prima cosa, bisogna trovare il tasso di cambio dato dal confronto: 2000 Franchi Svizzeri / 213’000 Lire Italiane. Si converte questo valore in un tasso di cambio per singola lira: 2000 / 213.000 ≈ 0,00939 Franchi svizzeri per Lira italiana. A questo punto bisogna convertire 10’000 lire italiane in franchi svizzeri: 10.000 Lire italiane × 0,00939 Franchi svizzeri/Lira = 93,90 Franchi svizzeri. Pertanto perlomeno nel dicembre 1943, 10’000 lire italiane sembrano equivalere a circa 93,90 franchi svizzeri. Usando il calcolatore per l’inflazione dell’Ufficio Federale della Statistica possiamo accertare che cento franchi nel 1943 equivalgono a circa 540 franchi nel 2024.

Protocollo d’interrogatorio di Edith Gruenberger a riguardo di quanto paga ad un’organizzazione di passatori presso Gemonio (prov. Varese) per attraversare il confine. Fonte: BAR Berna

È interessante come su questa base di calcolo il costo per il passaggio illegale della frontiera nel 1943 per persona, appunto le Lire 10’000 riscontrate in diversi documenti di archivio sia in definitiva relativamente basso, soprattutto se si tiene conto dell’aspro cammino per passare la frontiera e la probabilità di essere catturati al confine oppure addirittura respinti come toccò a diverse famiglie ebree sul confine ticinese.