Nuovi dettagli sul periplo elvetico di Luigi Berlusconi durante il periodo 1943-1945

Nel giugno 2024 avevamo dedicato un breve contributo alla fuga e internamento di Luigi Berlusconi, padre di Silvio Berlusconi, in Svizzera durante il periodo 1943-45. Una recente ricerca all’Archivio Federale ci ha permesso di completare ulteriormente la storia del soggiorno ed internamento di Luigi Berlusconi in Svizzera durante l’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale.

Luigi Berlusconi trovò rifugio in Svizzera dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Nato il 27 marzo 1908 a Saronno, Berlusconi aveva 35 anni ed era un semplice impiegato, di fede cattolica, sposato e padre di due figli (tra i quali appunto Silvio Berlusconi). Era stato arruolato nell’Esercito Italiano nel 32° Reggimento Territoriale, un’unità di fanteria. Non era chiaro di quale comando territoriale si trattasse, probabilmente quello di Milano.

Settembre 1943 nei pressi di Stabio. Soldati italiani (molti in abiti civili) fuggono dall’a presenza dall’occupazione tedesca in Nord Italia ed entrano in Svizzera. Fonte: nell’Archivio di Stato di Bellinzona (Ticino), fotografia di Christian Schiefer.

Il suo ingresso in Svizzera avvenne il 17 settembre 1943 attraverso il valico di Stabio, insieme ad altri militari italiani che fuggivano dall’occupazione tedesca dopo la dichiarazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Come soldato della fanteria del 32° reggimento territoriale, Berlusconi faceva parte dei circa 20.000 militari italiani che scelsero la via della Svizzera per evitare la deportazione nei campi di lavoro tedeschi. In totale furono almeno 750.000 i soldati italiani che vennero catturati dai tedeschi e portati, nel giro di pochi giorni, in Germania.

Militari e doganieri elvetici al valico di Gaggiolo (Stabio) attorno al 8 settembre 1943. Il milite di spalle sembra essere un ufficiale dell’Esercito, con il grado di capitano. Il secondo milite da destra, probabilmente un ufficiale, porta sulle spalline della divisa il numero romano IV del rispettivo circondario doganale. A destra vi è un soldato, probabilmente dell’Esercito. Nel contesto del periodo 1943-1945, la frontiera elvetica veniva difesa sia da unità dell’Esercito che da effettivi del Corpo delle Guardie di Frontiera. Questa situazione non fu sempre facile, e creò spesso dei problemi operativi. Fonte: Archivio della Memoria di Stabio.

Il 17 settembre 1943 il Nord Italia si trovava in una situazione caotica a seguito dell’armistizio. Le forze tedesche, nell’ambito dell’Operazione Achse, avevano rapidamente occupato le regioni settentrionali, procedendo al disarmo delle unità militari italiane e deportando migliaia di soldati nei campi di lavoro e prigionia in Germania. Gli italiani che rifiutarono di aderire alla nascente Repubblica Sociale Italiana (RSI), la quale era stata creata il 15 settembre dopo che Mussolini era stato liberato da un ufficiale tedesco di origini svizzere, si trovarono di fronte alla scelta di fuggire verso sud per unirsi alle forze del Regno d’Italia, nascondersi e potenzialmente unirsi ai primi gruppi partigiani – praticamente ancora inesistenti in quel periodo – e comunque relativamente distanti da Milano e dalla Lombardia. Come ultimo rimedio invece cercarono rifugio in Svizzera, come fece Luigi Berlusconi.

Militari e civili italiani in procinto di entrare a Stabio. Luigi Berlusconi fu fra questi individui, costretto a scappare in Svizzera per evitare la cattura da parte della Wehrmacht. Fonte: nell’Archivio di Stato di Bellinzona (Ticino), fotografia di Christian Schiefer.

Il 17 settembre 1943 rappresentò uno dei giorni di maggior afflusso di rifugiati militari italiani in Svizzera, soprattutto attraverso il Canton Ticino, con migliaia di soldati che attraversarono il confine presso valichi come Stabio. Il motivo fu un ultimatum tedesco che obbligò gli ultimi soldati italiani ancora liberi a presentarsi alle autorità fasciste. Il documento che abbiamo ritrovato (vedi più sotto) riporta il percorso di Luigi Berlusconi attraverso diversi campi d’internamento della Svizzera-Tedesca: da Auswil passò per Eriswil, Huttwil, Ufhusen e Gondiswil.

Dopo essere entrato in Ticino, come illustrato nel nostro precedente articolo, Luigi Berlusconi venne rapidamente portato con la ferrovia oltralpe, nella Svizzera-Tedesca. Furono perlomeno 20.000 soldati del Regio Esercito che lasciarono il Ticino in questa maniera, molto rapidamente. La destinazione finale per Berlusconi fu la regione dell’Oberaargau (in italiano Alta Argovia) nel Canton Berna al confine con il Canton Lucerna.

Particolare della situazione dei campi d’internamento in Svizzera per il 27.10.1943. A sinistra la situazione complessiva per la regione Oberaargau, mentre sulla destra particolare dei cinque campi d’internamento dove ha soggiornato Luigi Berlusconi durante il periodo 1943-1945, in senso orario: Auswil, Eriswil, Ufhusen, Huttwil e Gondiswil.

Già dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, questa zona ospitò diversi campi di internamento per rifugiati militari. L’area fu scelta per la sua posizione strategica lontana dal confine italiano e per la presenza di infrastrutture agricole che potevano impiegare gli internati nei lavori dei campi. Ciò che sappiamo di Luigi Berlusconi lo dobbiamo anche ad un lavoro di ricerca fatto da un giovane studente, Oliver Linow, purtroppo scomparso prematuramente nel 2018 all’età di soli 21 anni per leucemia. Linow riuscì nel suo lavoro di diploma a ricercare alcuni dettagli sul soggiorno di Luigi Berlusconi in particolare ad Eriswil.

Il periplo d’internamento di Luigi Berlusconi iniziò da Auswil. Auswil, situata nel distretto amministrativo di Oberaargau, nel Canton Berna, si presentava come una comunità rurale svizzera per eccellenza. Il piccolo villaggio era composto da un insieme di piccole frazioni, inserite in un paesaggio in gran parte definito dall’attività agricola. Auswil era sinonimo della vita agricola tradizionale svizzera, un’area tranquilla all’interno della campagna bernese. Il soggiorno di Luigi Berlusconi ad Auswil fu relativamente breve, solo quattro settimane.

Immagine di Auswil nel Canton Berna, fotografia del 1935. Fonte: Ethz Pics.

A partire dal 27 ottobre 1943 Luigi Berlusconi fu trasferito a Eriswil. Un piccolo villaggio, situato nella valle superiore del Langetental. La relazione tra gli internati e la popolazione svizzera di Eriswil era positiva, basata su una reciproca necessità. Come spiegava Oliver Linow nella sua dissertazione: “La relazione tra gli internati e la popolazione svizzera era molto buona, perché entrambi dipendevano l’uno dall’altro. Gli svizzeri avevano bisogno di manodopera, poiché molti uomini erano impiegati nel servizio militare della mobilizzazione generale.”

Eriswil (Canton Berna). Luigi Berlusconi vi soggiorna per sei mesi, dal 27.10.1943 fino al 10.3.1944. Fonte: Ethz Pics

Luigi Berlusconi giunse a Eriswil insieme ad un gruppo di internati italiani. Vi erano comunque nella regione già internati polacchi, soldati che avevano servito nell’esercito francese e che avevano trovato rifugio in Svizzera durante l’offensiva tedesca del 1940 verso la Francia. La vita di Luigi Berlusconi a Eriswil fu caratterizzata dalla semplicità e dalla frugalità. Come la maggior parte degli internati, dormì su un giaciglio di paglia in modeste baracche di legno. Questi campi, ben lontani dall’essere campi di concentramento tedeschi, avevano delle guardie armate, ma permettevano agli internati di andare e ritornare per i loro rispettivi impieghi.

Berlusconi, nonostante la difficoltà linguistica, riuscì a stabilire rapporti cordiali con alcuni membri della comunità locale. Trudi Schärer, figlia di un insegnante locale e lei stessa insegnante a Hornbach, ricordava con chiarezza Luigi Berlusconi. Sebbene nella sua famiglia non fossero alloggiati internati permanenti, Berlusconi era spesso ospite e talvolta pernottava presso di loro durante la settimana, dato che Trudi Schärer tornava a casa solo nei fine settimana.

Il fatto che Berlusconi, come internato militare italiano, probabilmente senza troppe risorse economiche, potesse dormire presso dei privati svizzeri rimane un aspetto particolare e abbastanza anomalo. Da altre fonti (Felix Stössinger, “Internierte in der Schweiz”, 2012) sappiamo che il campo di Eriswil era particolare. Il comandante era un colto accademico. L’aiutante, invece era un albergatore, entrambi molto affabili. Il campo era sorvegliato da un’unità svizzero-francese, il che garantiva un trattamento consuetudinario più umano di quello offerto dai soldati svizzero-tedeschi.

Probabilmente la famiglia Schärer diede lavoro, permettendo appunto a Berlusconi di pernottare. Le poche testimonianze disponibili riferirono di come Berlusconi apprezzasse particolarmente queste occasioni, poiché poteva dormire in una vera stanza invece che sul suo abituale giaciglio di paglia. Come riportato da Trudi Schärer, egli venne accolto amichevolmente nella famiglia e si comportò sempre in modo rispettoso e cordiale.

Traduzione in italiano – Fonte del documento: Archivio Federale Berna
Huttwil, 29.4.1944
All’ufficiale italiano responsabile del campo di Huttwil.
Vi ripeto che la razione di formaggio per gli internati è di 50 gr. al giorno e che, d’altra parte, abbiamo la possibilità di risparmiare a beneficio della cassa ordinaria 1/5. Inoltre, vi ricordo che non vi è permesso di effettuare controlli diretti in cucina (vedi lettera del 26.2.44 del Cap. Tantardini). Pesare, prelevare le provviste dal magazzino, sono affari del furiere svizzero.
Avete unicamente la possibilità di controllare le ricevute emesse dal capo cucina. I capi cucina italiani devono unicamente conformarsi (e strettamente) agli ordini dei funzionari della sussistenza, cioè ai furieri svizzeri.
Secondo l’ordine n. 13 del QM. EMME, il compito principale dell’ufficiale italiano responsabile è di vigilare su un’equa ripartizione del cibo pronto per essere consumato (prima del pasto).
Q.M. Kreis 3
Firmato: Quartiermastro. Et. Steiner

A partire dal 10 marzo 1944, Luigi Berlusconi cambiò nuovamente campo d’internamento e venne assegnato a Huttwil, un comune bernese situato sempre nel distretto amministrativo dell’Oberaargau. In sostanza era una copia dei comuni precedenti, cioè con un carattere agricolo e rurale profondamente radicato nel suo contesto storico. Situato nella regione del basso Emmental, vicino al confine con il cantone di Lucerna, Huttwil si trovava alla confluenza dei fiumi Langeten, Rotbach e Wyssachen. Il paesaggio, contraddistinto da terreni agricoli intrecciati con aree boschive, era testimone di un’esistenza rurale tradizionale.

Huttwil (Canton Berna). Luigi Berlusconi vi soggiorna dal 10.3.1944 fino 1.6.1944. Fonte: Ethz Pics

La storia di Huttwil risaliva al IX secolo, a testimonianza della sua lunga presenza. In particolare, Huttwil ebbe un ruolo importante nella guerra dei contadini svizzeri (Bauernkrieg) del 1653, un periodo di agitazione che lasciò il segno nella regione. Storicamente, Huttwil era stata una città mercato regionale, un centro di commercio e di scambio. Non è chiaro quali lavori svolgesse Luigi Berlusconi durante l’internamento a Huttwil.

Ufhusen (Canton Lucerna). Luigi Berlusconi vi risiede durante l’estate 1944, fino al 15 ottobre 1944. Fonte: Insubrica Historica.

A partire dal 1 giugno 1944, Berlusconi fu assegnato al campo d’internamento di Ufhusen. Ufhusen, un tranquillo comune, si trovava nel distretto di Willisau del cantone svizzero di Lucerna. Un villaggio immerso in un paesaggio ondulato, una caratteristica della regione del Napf, dove valli si intrecciavano con ruscelli, foreste e pascoli. Questo ambiente rurale caratterizzava Ufhusen, luogo dove l’agricoltura svolgeva nuovamente un ruolo primordiale nel plasmare la comunità. Ufhusen offriva uno scorcio di uno stile di vita svizzero tranquillo e tradizionale, saldamente radicato nel paesaggio lucernese.

Le cinque stazioni “bernesi-lucernesi” del periplo di Luigi Berlusconi come internato nella Svizzera Tedesca.

Anche qui il soggiorno di Luigi Berlusconi fu relativamente breve, dato che a partire dal 15 ottobre 1944 fu portato al campo d’internamento di Gondiswil. Gondiswil, un comune del distretto amministrativo di Oberaargau nel Canton Berna, si presentò nuovamente come una comunità rurale immersa tra colline e paesaggi verdeggianti. Anche qui persisteva la vita tradizionale svizzera, caratterizzata dall’attività agricola e da un senso di tranquillità. L’area era caratterizzata da una rete di piccoli borghi e cascine, sparsi nella campagna, che creavano una comunità dispersa e allo stesso tempo collegata, una realtà che ancora oggi è largamente presente.

La scheda relativa a Luigi Berlusconi, documenti rinvenuto recentemente da Insubrica Historica presso l’Archivio Federale di Berna.

A partire dal 5.3.1945 Luigi Berlusconi lasciò, per motivi non chiari, il canton Berna per arrivare a Losanna. Soggiornò a Losanna presso il centrale Hôtel de la Cloche presso il Grand-Pont di Losanna, nelle vicinanze del quartiere Flon. Non era chiaro che cosa spinse Luigi Berlusconi a soggiornare in un albergo che, sebbene la Svizzera si trovasse in economia di guerra, sembrava fosse comunque un albergo pregiato. È comunque interessante che Luigi Berlusconi riuscì a passare dalle baracche dei campi d’internamento nel Canton Berna ad un albergo nella Svizzera Francese.

Cartolina d’inizio secolo del Hotel de la Cloche (Albergo della campana) presso il Grand Pont Lausanne.

Il soggiorno di Luigi Berlusconi a Losanna fu di nuovo molto breve. Losanna aveva una folta comunità italiana e un lunga tradizione nell’ospitare rifugiati italiani. Come avevamo già scritto nel passato, Benito Mussolini per esempio vi aveva passato molto tempo all’inizio del secolo.

Berlusconi dopo due mesi lasciò la capitale vodese e arrivò a Mont Gibloux nel canton Friborgo. Il soggiorno anche qui a Mont Gibloux fu di soli due mesi. Il rimpatrio di Luigi Berlusconi avvenne il 7 luglio 1945 attraverso Chiasso, quando la guerra era ormai terminata. Anche qui un particolare interessante fu il ritardo di due mesi sul consueto rimpatrio di altri internati italiani. Tale ritardo avrebbe potuto (magari) indicare dei problemi di salute, anche se ciò era pura speculazione. Questo periodo di esilio forzato non compromise la sua carriera successiva: tornato in Italia, riprese il suo lavoro presso la Banca Rasini, dove fece una brillante carriera fino a diventarne direttore generale. Durante questo periodo di quasi due anni, la sua famiglia – la moglie Rosa Bossi e i figli Silvio e Maria Antonietta – rimase a Lomazzo, in provincia di Como, dove si era trasferita per sfuggire ai bombardamenti su Milano.

Le varie stazioni del soggiorno di Luigi Berlusconi durante il periodo 1943-1945 in Svizzera. Fonte: Insubrica Historica.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Svizzera mantenne la sua neutralità, pur essendo completamente circondata dalle potenze dell’Asse o dai territori occupati dal Terzo Reich. Il governo svizzero istituì numerosi campi di internamento in tutto il paese per ospitare i rifugiati militari (principalmente prigionieri di guerra e disertori fuggiti) e i rifugiati civili in fuga dalle persecuzioni naziste. Le condizioni di vita erano generalmente essenziali ma umane. La minor parte degli internati era ospitata in edifici riconvertiti come scuole, hotel o sale comunitarie, la maggior parte invece alloggiavano in sistemazioni più spartane – baracche in legno – con letti di paglia.

Immagine di un campo d’internamento elvetico, in questo caso a St. Margrethen al confine del Cantone San Gallo con l’Austria e la Germina. Fotografia presa nell’aprile 1945. Fonte: Museo Nazionale Elvetico / ASL

Gli internati venivano spesso impiegati nelle fattorie locali, nel piano Wahlen, o nelle officine per far fronte alla carenza di manodopera causata dalla mobilitazione degli uomini svizzeri per la difesa dei confini. Questo accordo era reciprocamente vantaggioso: la popolazione locale aveva bisogno di lavoratori e gli internati potevano guadagnare un salario modesto e sfuggire alla noia.

Partenza d’internati italiani dalla stazione di Losanna nel luglio 1945, lo stesso periodo che Luigi Berlusconi fece ritorno in Italia. Fonte: Museo Nazionale Elvetico / ASL

Questi campi non erano campi di concentramento o campi di prigionia nel senso convenzionale del termine: gli internati godevano di alcune libertà entro certi limiti ed erano protetti dal diritto internazionale. Dopo la fine della guerra nel 1945, la maggior parte degli internati fu rimpatriata nei propri paesi d’origine, solo a pochissimi fu concesso il permesso di rimanere in Svizzera.

Il 16 aprile 2025 Insubrica Historica terrà una conferenza a Locarno dedicata ai profughi durante il periodo 1943-1945 ospitati a Locarno ma anche in Svizzera. Per maggiori informazioni vogliate consultare questo link.

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