Carlo Agostino Meletta: Il pittore dimenticato e riscoperto dell’Onsernone

Un breve contributo alla riscoperta di un artista popolare della Valle Onsernone del primo Ottocento ticinese. Insubrica Historica ha dedicato nel passato diversi articoli a questa valle remota: la storia del generale napoleonico Carlo Francesco Remonda di Comologno, oppure anche la storia dell’astronauta americano Walter Schira, originario di Loco. Dal 15 giugno 2025 al 26 ottobre 2026 il Museo Onsernonese a Loco propone una mostra sulle vita e opere di questo interessante quanto sconosciuto artista.

L’artista nell’ombra

Chi era Carlo Agostino Meletta? Questo nome non compare nel Dizionario Storico della Svizzera, nei grandi libri di storia dell’arte, ancor meno nelle enciclopedie dei maestri della pittura europea. Eppure, questo artista originario di Loco (vedi anche il nostro articolo sull’interessante Sentiero delle Vose), nella valle Onsernone del Canton Ticino, rappresenta una figura di notevole interesse nel panorama della pittura popolare svizzera del primo Ottocento.

Nato nel 1800 e morto nel 1875, Meletta ha attraversato gran parte del 19 secolo vivendo e operando principalmente nella sua valle natia, immortalando con il suo pennello i volti e i costumi della gente dell’Onsernone. La sua riscoperta avviene grazie al Museo Onsernonese, che dedica nel 2025 a questo pittore una mostra che ne ricostruisce vita e opere attraverso un approccio che mescola sapientemente documentazione storica e i suoi lavori.

Uno sguardo sull’opera

I ritratti di Meletta costituiscono una testimonianza preziosa della società valligiana ticinese dell’epoca. Come ha osservato Alexandre Cingria, nei suoi dipinti si può apprezzare “une candeur naïvement précieuse” (una candida ingenuità preziosa), mentre secondo Piero Bianconi le sue tele “insieme incantano e quasi inquietano”.

Virgilio Gilardoni ha evidenziato il “puntiglioso realismo ritrattistico” dell’artista e il suo “gusto artigianesco nella descrizione del costume”. Queste caratteristiche emergono chiaramente nelle opere del Meletta, dove i personaggi assumono un’interiore nobiltà nell’espressione dei volti e nelle pose contegnose, accentuata dalla ricchezza dell’abbigliamento: anelli con pietre incastonate, cinture rabescate, colletti ricamati con motivi floreali.

Particolarmente interessante è la differenza di trattamento tra i ritratti maschili e quelli femminili. Gli uomini appaiono quasi come “generali in sfilata”, con una dignità che trascende la loro condizione sociale di abitanti di una valle remota. Le donne, invece, portano sui loro volti i segni delle quotidiane fatiche e della rassegnazione, come nel caso del ritratto di Maria Marta Lucchini, descritto come quello di una “vecchia terribile nella sua pena: una sofferenza fisica macerata lentamente e solidificatasi sull’epidermide da cariatide”.

La vita di un artista valligiano

Le informazioni biografiche su Carlo Agostino Meletta sono scarse e frammentarie, come spesso accade per gli artisti popolari. Sappiamo che nacque a Loco, nella valle Onsernone, e che sposò Elena, figlia di Giovanni Peverada, dopo averla incontrata “su per i coltivi al tempo della segale”.

La sua attività artistica non si limitò alla sua valle natale, ma si estese anche alla vicina Vallemaggia (a Gordevio) e addirittura in Valtellina, in Italia, dove trovò tragicamente la morte nel 1875 a Val Furva di Sondrio. Queste peregrinazioni testimoniano come anche un artista radicato nella cultura popolare della sua valle potesse avere una certa mobilità geografica, probabilmente alla ricerca di commissioni.

Un testimone del suo tempo

L’importanza di Carlo Agostino Meletta va oltre il valore puramente artistico delle sue opere.
Le opere del pittore onsernonese assumono un valore di testimonianza di vita e di costume per la società valligiana in cui ha operato e in generale per la storia civile e culturale del Ticino nel secolo 19esimo.

Attraverso i suoi ritratti, possiamo infatti ricostruire aspetti significativi della vita nelle valli ticinesi del primo Ottocento: l’abbigliamento tradizionale, le condizioni di vita, ma anche il valore attribuito all’immagine personale in una società prevalentemente contadina e montanara. I suoi dipinti ci mostrano come, nonostante le difficoltà economiche e l’isolamento geografico, gli abitanti delle valli ticinesi conservassero un forte senso della dignità personale, che si esprimeva anche attraverso la cura dell’abbigliamento e degli ornamenti.

Il Ticino politico di Carlo Agostino Meletta

Tra il 1800 e il 1875, il Ticino si unificò come cantone della Svizzera (1803), superando la Repubblica Elvetica. Seguì un periodo di Restaurazione con tensioni liberali-conservatrici, culminate nella Regenerazione con riforme costituzionali. Il Ticino si integrò pienamente nella Svizzera federale con la Costituzione del 1848. Politicamente, vi fu un’alternanza delle capitali (Bellinzona, Lugano, Locarno) e instabilità interna con interventi federali. Socialmente, si registrò emigrazione e un embrionale sviluppo dell’istruzione. L’economia era prevalentemente agricola con proto-industrializzazione e l’inizio dello sviluppo infrastrutturale (ferrovia del Gottardo) e del turismo alpino. Questo periodo vide il Ticino consolidarsi come cantone moderno, affrontando sfide politiche, sociali ed economiche e avviando importanti trasformazioni.

La riscoperta di un artista

La mostra su Carlo Agostino Meletta proposta dal Museo Onsernonese rappresenta un’importante operazione culturale di recupero della memoria storica e artistica del Canton Ticino. Un lavoro ancor più complicato reso dal fatto che sono pochi i documenti disponibili per poter riuscire a ricostruire per intero il suo percorso di artista locale. Loco sembra comunque aver una certa influenza nell’arte, tanto che dallo stesso villaggio proviene il pittore Bruno Nizzola.

1976 Apertura del Museo Onsernonese. Fonte: Museo Onsernonese

Un patrimonio culturale da valorizzare

La riscoperta di Carlo Agostino Meletta fatta dal Museo Onsernonese sulla direzione di Mattia Dellagana ci invita anche a riflettere sull’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio artistico “minore” o “popolare”, che spesso rimane nell’ombra rispetto alle grandi correnti artistiche ufficiali. In realtà, artisti come Meletta, profondamente radicati nella cultura locale e nelle tradizioni popolari, ci offrono una prospettiva unica sulla vita quotidiana e sulla mentalità delle comunità rurali del passato.

Mattia Dellagana, Curatore del Museo Onsernonese e Museo Regionale delle Centovalli e del Pedemonte.

Nel caso specifico del Ticino, regione di confine tra mondo italiano e svizzero, questo patrimonio assume un valore particolare, poiché testimonia la ricchezza culturale di un territorio che ha saputo preservare le proprie tradizioni pur essendo aperto alle influenze esterne. Il Ticino rimasto baliaggio dei cantoni Confederati fino all’atto di Mediazione di Napoleone Bonaparte del 1803, mostra anche le conseguenze reazionario di un controllo politico-economico esterno.

L’opera di Meletta rappresenta quindi non solo un fenomeno artistico interessante per gli studiosi di arte popolare, ma anche un documento storico e antropologico di grande valore per comprendere la vita nelle valli ticinesi del XIX secolo, “quasi sempre tormentata da stenti, tribolazioni e quotidiane rinunce”, ma anche caratterizzata da una dignità e da un’eleganza che i suoi ritratti hanno saputo magistralmente immortalare.

In questo senso, la mostra proposta dal Museo Onsernonese, riporta nel 2025 alla luce la figura di questo pittore dimenticato. Un evento che costituisce un contributo fondamentale alla conoscenza della storia culturale del Canton Ticino e un invito a riscoprire quelle “ragioni della vita presente” che affondano le loro radici nel passato delle valli alpine.

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