I rastrellamenti tedesco-fascisti del 1943-1945 al confine con il Ticino – la Valgrande
February 4 @ 7:00 pm - 9:00 pm
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Il 4 febbraio 2025, presso il Forte Mondascia di Biasca, Raphael Rues terrà una conferenza sui rastrellamenti nazifascisti al confine italo-svizzero tra il 1943 e il 1945. La presentazione si concentrerà su tre principali operazioni: il rastrellamento del Monte San Martino (Varese), l’operazione in Valgrande e la rioccupazone della Zona Libera dell’Ossola (Repubblica Partigiana dell’Ossola).
Situazione schematica del rastrellamento di Monte San Martino (Varese) a pochi km dal confine ticinese.
Nel novembre 1943, il rastrellamento del Monte San Martino vide l’impiego della Zollgrenzschutz e unità della SS-Polizei, che circondarono l’area tenuta da uno dei primi gruppi partigiani del Nord Italia. L’operazione in Valgrande, chiamata in codice Köln, condotta nel giugno 1944, fu particolarmente brutale. Le unità della SS-Polizei, supportate da reparti della RSI, applicarono la tattica del “concentramento a sacche”: avanzando metodicamente da più direzioni, rastrellavano ogni vallata, distruggendo rifugi e bruciando baite sospettate di dare supporto ai partigiani. Il numero di partigiani fucilati e uccisi nella sola Valgrande è di circa 150 civili e partigiani.
La rioccupazione della Repubblica dell’Ossola (ottobre 1944) e i fatti dei Bagni di Craveggia del 18.10.1944 vide l’impiego massiccio di forze tedesche, tra cui elementi della SS-Polizei, Waffen-SS Italiana Debica, supportate da unità della Decima Flottiglia MAS e della Legione “Tagliamento” e Divisione “Etna”.
Bagni di Craveggia, dalla sinistra della foto venne il fuoco fascista che uccise il comandante partigiano Marescotti, ferendo gravemente il giovane partigiano ebreo Renzo Coen.
Un aspetto poco noto riguarda il contributo “elvetico”: le autorità svizzere, pur mantenendo la neutralità ufficiale, collaborarono su piu aspetti con i partigiani. I risultati di queste operazioni furono significativi: centinaia di partigiani uccisi o catturati, disgregazione temporanea delle formazioni resistenziali e crisi umanitarie al confine svizzero e soprattutto in territorio ticinese. Tuttavia, questi rastrellamenti non riuscirono a eliminare definitivamente la presenza partigiana, la quale dimostrò un’alto grado di resilienza, riuscendosi a riorganizzare rapidamente.