Prima Presentazione di Un paltò fuori stagione: viaggio letterario tra Ossola e Svizzera
Fabbrica di Carta , Villadossola (VCO) – 26 aprile 2024
Un successo di pubblico strepitoso ha accolto la prima presentazione del libro “Un paltò fuori stagione” di Carlo Bava, tenutasi venerdì 26 aprile 2024 presso la Fabbrica di Carta di Villadossola. Più di 100 persone hanno assistito all’affascinante viaggio letterario che ha ripercorso le vicende narrate nel romanzo storico sui fratelli Delfo (il padre di Carlo Bava) e Luigi Bava, ambientate tra le montagne dell’Ossola e i campi d’internamento elvetici durante il periodo 1944-1945.
Un dialogo appassionato tra autore, editore e curatrice
Protagonisti della serata sono stati Carlo Bava, autore del libro, Daniela Fornaciarini, che ha curato l’editing del testo, e Raphael Rues, collaboratore di Insubrica Historica, casa editrice che ha pubblicato l’opera. Moderata dalla giornalista Antonella Durazzo, la discussione ha spaziato dalla genesi del romanzo alle scelte narrative, soffermandosi sul profondo valore umano e storico delle vicende raccontate.
La memoria prende vita attraverso le parole
Un momento particolarmente emozionante è stata la lettura di alcune pagine del libro da parte di Graziano Giacometti, voice-actor di reputazione nazionale. La sua interpretazione ha saputo dare vita ai personaggi e alle atmosfere del romanzo, conquistando il pubblico con una vera e propria standing ovation.
Un’opera che coniuga storia e memoria
“Un paltò fuori stagione” non è solo un romanzo, ma un’opera che coniuga sapientemente rigore storico e invenzione letteraria. Attraverso le vicende dei protagonisti, il libro ci invita a riflettere sulla drammaticità della guerra e sulla forza dello spirito umano di fronte alle avversità.
Un successo che conferma l’importanza della memoria
L’ampio consenso riscosso dalla presentazione rappresenta un chiaro segno dell’interesse del pubblico per storie che raccontano il nostro passato e ci aiutano a comprendere il presente. La memoria, come ha sottolineato Carlo Bava nel corso della serata, è un valore fondamentale per costruire un futuro migliore.
Lasciati coinvolgere da un’avvincente storia di coraggio e resilienza in un periodo di oscurità.
Settembre 1944, Cannobio (oggi Provincia di Verbania, allora Provincia di Novara) a pochi chilometri dal confine elvetico. La guerra infuria in tutta Europa e l’occupazione nazista nel Nord Italia getta un’ombra brutale. Due fratelli: Delfo (10.8.1929) e Luigi Bava (4.12.1921), giovani anime desiderose di libertà, intraprendono un pericoloso viaggio verso nord, cercando disperatamente di attraversare il confine con la Svizzera.
Non si tratta di una fuga ordinaria. “Un paltò fuori stagione” mette a nudo le atroci realtà della guerra di occupazione: Delfo e Luigi attraversano situazioni infide, sfuggono alla cattura da parte di soldati spietati e affrontano di persona il devastante costo umano del conflitto.
All’interno delle pagine, incontrerai:
Una disperata lotta per la sopravvivenza: vivi la tensione della fuga di Delfo e Luigi mentre attraversano un terreno insidioso, affrontando la fame e sfuggendo alla cattura.
Il crogiolo della guerra: assisti all’impatto devastante del conflitto su individui e comunità, condividi la resilienza dello spirito umano di fronte a difficoltà inimmaginabili.
Metamorfosi e tensione emotiva: segui il viaggio dei fratelli Delfo e Luigi alla scoperta di loro stessi mentre gli incontri con persone straordinarie e situazioni disperate forgiano un carattere inflessibile.
Più che una semplice storia di fuga, “Un paltò fuori stagione” testimonia il potere duraturo della speranza e dello spirito indomito nei momenti più bui. Quando i due fratelli raggiungono finalmente la Svizzera, il viaggio attraverso i campi d’internamento rivela una nuova serie di sfide e opportunità.
Questa è una storia che ti accompagnerà per molto tempo dopo l’ultima pagina.
Pre-ordina oggi stesso la tua copia di “Un paltò fuori stagione” e immergiti in un viaggio che commuoverà il tuo cuore e ispirerà il tuo spirito.
Recensione da parte di Gianfranco Fradelizio, presidente della Casa della Resistenza, Fondotoce
Domodossola, 24.3.2024
Padri e Figli, storie e storia.
Mio padre non l’ho mai conosciuto, ho subito la sua mancanza. Ho sentito, e sento la curiosità, il desiderio di conoscerlo o semplicemente al pensiero della sua esistenza cosa avrebbe comportato, durante la mia crescita, la sua presenza?
Ho letto con molto interesse il racconto di Carlo Bava “Un paltò fuori stagione”, il 10 settembre 1944 mio padre avrebbe compiuto 30 anni ed io compivo 6 mesi e otto giorni.
A 15 anni, l’età delle traversie di Delfo, ero lontano da casa ormai da tre anni.
Il racconto di Carlo mi ha riportato alla mente il vissuto, l’essere lontani dai luoghi famigliari, la casa; certamente le vicissitudini e le peripezie di Delfo non sono paragonabili, ma ancora nei primi anni 50 coloro che servirono il fascismo erano ancora al loro posto, per un orfano, ancorché figlio di un Partigiano, umiliazioni e angherie erano all’ordine del giorno.
Il racconto di Carlo mi ha emozionato, una storia a lieto fine, a mio avviso, da fare conoscere e discutere in ambito scolastico, raccontare la microstoria, oggi che assistiamo al fenomeno della erosione delle istituzioni democratiche a livello globale e nazionale, dell’impatto dei regimi autoritari sul sistema internazionale e del ruolo che gli scienziati e il mondo accademico possono avere nelle attività di promozione democratica; promuovere la collaborazione tra studiosi nelle democrazie emergenti e consolidate e sostenere le libertà accademiche necessarie affinché le scienze sociali possano prosperare.
Recensione da parte di Antonella Durazzo, Giornalista di News24, Verbania, 29.3.2024
Credo che Carlo scriva perché ha molte storie da raccontare, il che è rarissimo, e neanche si pavoneggia per questo. Cosa che è ancora più difficile a trovarsi. Lui ti dice “ho scritto una cosa” e tu ti ritrovi a leggere una storia di serietà inaudita.
Come la storia di Delfo, suo padre.
È questo a cui ho pensato mentre scorrevo il racconto di fatti che risalgono a 80 anni fa. Ma Delfo scava soprattutto nelle coscienze di oggi. Con la sua tranquilla semplicità ci interroga sul nostro saperci dare; e ci interroga su un’altra resistenza ben poco celebrata, che non è quella con la R maiuscola. Non è la resistenza degli eroi ma è la resistenza della povera gente, che finisce dentro una guerra con l’unica certezza di un paltò. Ieri come oggi.
Delfo è a questo che ci richiama. E fa di più. Delfo condivide, Delfo mantiene la schiena dritta, Delfo si ferma – assieme al fratello – ad aiutare un partigiano ferito quando il tempo anche per loro può segnare la differenza tra la vita e la morte.
Un bimbo di quindici anni, nelle condizioni peggiori. A tratti lo immagini impaurito, lo vedi infreddolito e affamato, a contatto con esperienze che nessun adolescente, in nessun tempo e in nessun luogo, dovrebbe mai affrontare. Un bimbo di un metro novanta che trova il modo di agire da uomo quando, a non esserlo, manterrebbe egualmente la ragione dalla sua parte.
Antonella
Domande e risposte con Carlo Bava, autore di “Un paltò fuori stagione”.
D: Cosa ti ha ispirato a scrivere “Un paltò fuori stagione”?
R: La storia vissuta da mio padre (Delfo – all’anagrafe Delfino) e mio Zio (Luigi) si è presa un grande spazio nella mia vita. È una testimonianza di coraggio e resistenza dello spirito umano di fronte a difficoltà inimmaginabili. Amo raccontare storie per avvicinarmi alla Storia: ho scritto diversi racconti sul tema della guerra. Mi pareva giunto il momento di condividere questa vicenda con un pubblico più ampio ed esplorare i temi della resilienza, della sopravvivenza e dell’impatto duraturo della guerra su individui e comunità.
D: Come hai condotto le tue ricerche per il libro?
R: Sono stato molto aiutato dalla meticolosità elvetica. Entrambi i soggetti sono stati ampiamente interrogati. Ho svolto innanzitutto una ricerca meticolosa sul contesto storico della guerra nella regione al confine con il Locarnese. Il fatto di essere stato professionalmente attivo per molti anni a Cannobio, ha facilitato molto la comprensione degli eventi. Ho anche avuto la possibilità di consultare documenti storici di archivio. Inoltre, grazie a Insubrica Historica ho visitato i luoghi citati nel libro per comprendere meglio il paesaggio e le sfide affrontate da coloro che stavano fuggendo per salvarsi la vita. La ricerca è stata completata con materiale custodito presso l’archivio federale di Berna.
D: “Un paltò fuori stagione” è una storia vera?
R: Il racconto segue esattamente il percorso di mio padre e zio. L’unico dettaglio tralasciato è il fatto che, entrati in Svizzera una prima volta, vengono respinti dalle autorità elvetiche. Passano tutto il periodo di settembre nasconti in Valle Cannobina, a Spoccia, ancora “libera”. Entrambi, però, sono costretti a fuggire nuovamente il 12 ottobre 1944 quando, dopo un periplo di più giorni, vengono finalmente accolti dalle autorità elvetiche e ticinesi. Il libro rimane un’opera di narrativa storica. Ho intrecciato dettagli reali con personaggi e narrazioni di fantasia per creare una storia avvincente e coinvolgente.
D: Quale messaggio speri che i lettori possano trarre dal libro?
R: Spero che “Un paltò fuori stagione” ispiri i lettori con il suo messaggio di speranza e perseveranza. Ci ricorda quanto lo spirito umano possa resistere anche nei momenti più bui e quanto esperienze strazianti possano trasformarci in individui più forti.
D: È previsto un seguito di “Un paltò fuori stagione”?
R: Al momento sono concentrato sulla promozione di “Un paltò fuori stagione”, ma entrambi i personaggi e i loro vissuti mi hanno lasciato un segno indelebile. È possibile che in futuro possa rivisitare le loro storie. Per il momento questo libro è “opera unica”.