Prestigiosa recensione di “Un paltò fuori stagione” da parte di Gianni Zuretti di FreeZone Magazine
27 maggio 2025

Gianni Zuretti, critico musicale di lunga esperienza, ha recentemente pubblicato una recensione del libro “Un paltò fuori stagione” di Carlo Bava su Free Zone Magazine. Zuretti ascolta musica dal 1959, spaziando dalla classica al rock, dal jazz alla world music. Ha dedicato oltre 25 anni della sua carriera alla scrittura musicale, collaborando con prestigiose testate come Buscadero, Mescalina, L’Isola che non c’era, Rootshighway e Out Of Time. Fa parte della giuria del Premio Tenco, uno dei più importanti riconoscimenti della canzone d’autore italiana. FREE ZONE Magazine rappresenta il suo nuovo progetto editoriale, che secondo le sue parole costituisce “la chiusura del cerchio in musica”.

Gianni Zuretti – Maggio 27, 2025
Le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano. (Martin Luther King).
L’epica della fuga, la lirica della salvezza.
Con Un paltò fuori stagione, Carlo Bava ci consegna una narrazione intensa e necessaria, che attraversa uno dei momenti più drammatici della nostra storia recente: l’ultima stagione della Seconda guerra mondiale, da settembre 1944 a maggio 1945. Il libro, ambientato in una terra di confine tra l’Italia e la Svizzera, è molto più di un semplice racconto di fuga e salvezza: è una meditazione sulla sopravvivenza, sulla fragilità dell’identità e sulla difficile arte del restare umani mentre attorno tutto crolla.
La trama segue le vicende del quindicenne Delfo – figura emblematica ma anche concreta, definita da tratti delicati e profondi – che si trova costretto a fuggire con il fratello Luigi, dal regime nazifascista. Non è un eroe classico, bensì un essere umano in bilico, che porta sulle spalle un paltò fuori stagione: metafora potente, quasi pasoliniana, del disagio, della dissonanza, dello sradicamento. Il paltò, simbolo di protezione ma anche di inadeguatezza rispetto al tempo che si vive, accompagna il protagonista lungo la frontiera tra la salvezza e la dannazione, tra la dignità e l’umiliazione.
Un aspetto che distingue l’opera è la capacità di raccontare la solidarietà senza farne monumento. L’accoglienza svizzera, pur tra inevitabili ambiguità storiche, viene qui restituita nella sua dimensione concreta e toccante: la mano tesa da un popolo che non si volta dall’altra parte, che accoglie, protegge, offre un’altra possibilità. La Svizzera diventa allora non solo il luogo geografico della salvezza, ma anche quello simbolico della civiltà che non abdica ai suoi principi. È un “altrove” che fa vergognare l’altrove dell’Europa occupata.
Il confine, fisico e morale, è uno dei grandi temi del libro. La narrazione si muove tra paesaggi montani, sentieri nascosti, case contadine e valichi segreti. Ma soprattutto si muove attraverso gli sguardi: quelli diffidenti, quelli complici, quelli pieni di paura o di pietà. Bava riesce a dar voce non solo al protagonista, ma anche a chi lo aiuta, a chi lo tradisce, a chi lo ignora, mostrando l’intera gamma umana che si dispiega in tempi estremi.
Lo stile di Bava è descrittivo, asciutto, preciso, quasi chirurgico – si intuiscono chiaramente la sua trascorsa professione di medico condotto, (quindi di profondo conoscitore dell’animo umano) e la capacità di osservare le persone e il mondo che le circonda quasi fosse dietro una macchina da presa (conseguenza della sua passione di premiato documentarista).
L’autore sa raccontare il dolore e l’attesa, ma sa aprire a improvvisi squarci lirici, quando la natura o un gesto di umanità restituiscono al lettore un respiro più ampio. La narrazione è cronachistica e al tempo stesso intima: la scrittura non indulge nel sentimentalismo, ma riesce a far sentire il freddo delle notti nei rifugi di fortuna, nei campi di internamento, la fame che scava i pensieri, il peso della solitudine, la lontananza dalla casa e dalle proprie origini, e il bruciante desiderio di salvezza.
In Un paltò fuori stagione la memoria storica ed autobiografica si intreccia alla costruzione letteraria con sobrietà e rigore. Bava non costruisce un romanzo epico, ma un piccolo grande racconto civile, capace di illuminare le zone d’ombra di un passato ancora presente. Il finale, lontano da ogni retorica, ci lascia con una domanda che echeggia anche oggi: cosa resta, alla fine, quando tutto intorno si è fatto silenzio?
Il paltò del titolo, indossato fuori stagione, è simbolo potente: oggetto improprio nella sua incongruenza climatica, ma assolutamente necessario per chi fugge senza sapere dove andrà a dormire, se vivrà il giorno dopo. È metafora dell’impreparazione esistenziale di un ragazzo che, come tanti, si trova a dover diventare adulto per non morire. E al contempo è emblema di quella fragile ma tenace dignità che resiste anche quando tutto sembra perduto.
Con uno stile nitido, Bava ci regala un piccolo classico dell’anima resistente. Un libro che si legge con il cuore in gola e che si chiude con gratitudine, come quando, attraversato il passo, si intravede finalmente la pianura, la salvezza, l’umano.
Note Biografiche di Carlo Bava:
Dalle strade acciottolate di Cannobio al grande schermo, la vita di Carlo Bava è un arazzo intessuto di mani che curano, di narrazioni avvincenti e di melodie musicali che fanno vibrare l’anima. Un tempo fotografo e medico, ha scambiato lo stetoscopio con la telecamera per racchiudere in documentari il mondo che ci sta attorno ma che non sempre vediamo. Musicista nell’animo, riconosciuto specialista della ciaramella, con la scrittura ama raccontare storie per avvicinarsi alla “storia”. Nel 2020 l’esordio con l’Elicottero nella Clessidra. Collabora con la rivista Alternativa A per la rubrica Il contastorie. Sposato con Maria Cristina Pasquali, ha tre figli. Vive a Pallanza.
“Nel corso della sua vita ha coltivato diverse passioni: dalla medicina alla musica, dalla fotografia alla documentaristica, senza trascurare la scrittura. Impegnato a scavare nella memoria di un passato vicino e lontano nello stesso tempo, desidera mantenere viva la testimonianza di quelle “piccole grandi storie” che sono un patrimonio che è indispensabile salvare”
Ha girato mezza Europa come zampognaro. Suona da circa trent’anni la Ciaramella. Durante l’Università ha campato facendo il fotografo. Per quanto riguarda la fotografia ora si occupa di zucche, erbe selvatiche alimentari e agrumi. Nei documentari ci metta il mondo che ho attorno.
Prima presentazione di Un paltò fuori stagione: Viaggio letterario tra Ossola e Svizzera
Fabbrica di Carta, Villadossola (VCO) – 26 aprile 2024
La prima presentazione del libro “Un paltò fuori stagione” di Carlo Bava, tenutasi venerdì 26 aprile 2024 presso la Fabbrica di Carta di Villadossola, ha riscosso un clamoroso successo di pubblico. Oltre 100 persone hanno assistito all’affascinante viaggio letterario che ha ripercorso le vicende narrate nel romanzo storico dei fratelli Delfo (padre di Carlo Bava) e Luigi Bava, ambientato tra le montagne dell’Ossola e i campi di internamento svizzeri nel periodo 1944-1945.

Un dialogo appassionato tra autore, editore e curatore
Protagonisti della serata sono stati Carlo Bava, autore del libro, Daniela Fornaciarini, che ha curato il testo, e Raphael Rues, collaboratore di Insubrica Historica, la casa editrice che ha pubblicato l’opera. Moderata dalla giornalista Antonella Durazzo, la discussione ha spaziato dalla genesi del romanzo alle scelte narrative, soffermandosi sul profondo valore umano e storico delle vicende narrate.

La memoria rivive attraverso le parole
Un momento particolarmente emozionante è stata la lettura di alcune pagine del libro da parte di Graziano Giacometti, doppiatore di fama nazionale. La sua interpretazione ha saputo dare vita ai personaggi e alle atmosfere del romanzo, conquistando il pubblico con una vera e propria standing ovation.
Un’opera che unisce storia e memoria
“Un paltò fuori stagione” non è solo un romanzo, ma un’opera che coniuga sapientemente rigore storico e invenzione letteraria. Attraverso le storie dei protagonisti, il libro ci invita a riflettere sul dramma della guerra e sulla forza dello spirito umano di fronte alle avversità.
Un successo che conferma l’importanza della memoria
L’ampio consenso riscosso dalla presentazione è un chiaro segno dell’interesse del pubblico per le storie che raccontano il nostro passato e ci aiutano a capire il presente. La memoria, come ha sottolineato Carlo Bava durante la serata, è un valore fondamentale per costruire un futuro migliore.

Una storia avvincente di coraggio e resilienza in un periodo di oscurità.
Settembre 1944, Cannobio (ora Provincia di Verbania, poi Provincia di Novara) a pochi chilometri dal confine svizzero. La guerra infuria in tutta Europa e l’occupazione nazista del Nord Italia getta un’ombra brutale. Due fratelli: Delfo (10.8.1929) e Luigi Bava (4.12.1921), giovani anime desiderose di libertà, intraprendono un pericoloso viaggio verso nord, cercando disperatamente di attraversare il confine con la Svizzera.
Non si tratta di una fuga ordinaria. “Un cappotto fuori stagione” mette a nudo la triste realtà della guerra di occupazione: Delfo e Luigi affrontano situazioni insidiose, sfuggono alla cattura da parte di soldati spietati e affrontano in prima persona il devastante costo umano del conflitto.

All’interno delle pagine avrete il seguente contenut:
Una lotta disperata per la sopravvivenza: vivete la tensione della fuga di Delfo e Luigi mentre attraversano un terreno insidioso, affrontando la fame e sfuggendo alla cattura.
Il crogiolo della guerra: assisti all’impatto devastante del conflitto su individui e comunità, condividi la resilienza dello spirito umano di fronte a difficoltà inimmaginabili.
Metamorfosi e tensione emotiva: segui il viaggio dei fratelli Delfo e Luigi alla scoperta di loro stessi mentre gli incontri con persone straordinarie e situazioni disperate forgiano un carattere inflessibile.
Più che una semplice storia di fuga, “Un paltò fuori stagione” testimonia il potere duraturo della speranza e dello spirito indomito nei momenti più bui. Quando i due fratelli raggiungono finalmente la Svizzera, il viaggio attraverso i campi d’internamento rivela una nuova serie di sfide e opportunità.
Questa è una storia che ti accompagnerà per molto tempo dopo l’ultima pagina.
Pre-ordina oggi stesso la tua copia di “Un paltò fuori stagione” e immergiti in un viaggio che commuoverà il tuo cuore e ispirerà il tuo spirito.

Recensione da parte di Gianfranco Fradelizio, presidente della Casa della Resistenza, Fondotoce
Domodossola, 24.3.2024
Padri e Figli, storie e storia.Mio padre non l’ho mai conosciuto, ho subito la sua mancanza. Ho sentito, e sento la curiosità, il desiderio di conoscerlo o semplicemente al pensiero della sua esistenza cosa avrebbe comportato, durante la mia crescita, la sua presenza?
Ho letto con molto interesse il racconto di Carlo Bava “Un paltò fuori stagione”, il 10 settembre 1944 mio padre avrebbe compiuto 30 anni ed io compivo 6 mesi e otto giorni.
A 15 anni, l’età delle traversie di Delfo, ero lontano da casa ormai da tre anni.
Il racconto di Carlo mi ha riportato alla mente il vissuto, l’essere lontani dai luoghi famigliari, la casa; certamente le vicissitudini e le peripezie di Delfo non sono paragonabili, ma ancora nei primi anni 50 coloro che servirono il fascismo erano ancora al loro posto, per un orfano, ancorché figlio di un Partigiano, umiliazioni e angherie erano all’ordine del giorno.
Il racconto di Carlo mi ha emozionato, una storia a lieto fine, a mio avviso, da fare conoscere e discutere in ambito scolastico, raccontare la microstoria, oggi che assistiamo al fenomeno della erosione delle istituzioni democratiche a livello globale e nazionale, dell’impatto dei regimi autoritari sul sistema internazionale e del ruolo che gli scienziati e il mondo accademico possono avere nelle attività di promozione democratica; promuovere la collaborazione tra studiosi nelle democrazie emergenti e consolidate e sostenere le libertà accademiche necessarie affinché le scienze sociali possano prosperare.
Recensione da parte di Antonella Durazzo, Giornalista di News24, Verbania, 29.3.2024
Credo che Carlo scriva perché ha molte storie da raccontare, il che è rarissimo, e neanche si pavoneggia per questo. Cosa che è ancora più difficile a trovarsi. Lui ti dice “ho scritto una cosa” e tu ti ritrovi a leggere una storia di serietà inaudita.
Come la storia di Delfo, suo padre.
È questo a cui ho pensato mentre scorrevo il racconto di fatti che risalgono a 80 anni fa. Ma Delfo scava soprattutto nelle coscienze di oggi. Con la sua tranquilla semplicità ci interroga sul nostro saperci dare; e ci interroga su un’altra resistenza ben poco celebrata, che non è quella con la R maiuscola. Non è la resistenza degli eroi ma è la resistenza della povera gente, che finisce dentro una guerra con l’unica certezza di un paltò. Ieri come oggi.
Delfo è a questo che ci richiama. E fa di più. Delfo condivide, Delfo mantiene la schiena dritta, Delfo si ferma – assieme al fratello – ad aiutare un partigiano ferito quando il tempo anche per loro può segnare la differenza tra la vita e la morte.
Un bimbo di quindici anni, nelle condizioni peggiori. A tratti lo immagini impaurito, lo vedi infreddolito e affamato, a contatto con esperienze che nessun adolescente, in nessun tempo e in nessun luogo, dovrebbe mai affrontare. Un bimbo di un metro novanta che trova il modo di agire da uomo quando, a non esserlo, manterrebbe egualmente la ragione dalla sua parte.
Antonella
Domande e risposte con Carlo Bava, autore di “Un paltò fuori stagione”.
D: Cosa ti ha ispirato a scrivere “Un paltò fuori stagione”?
R: La storia vissuta da mio padre (Delfo – all’anagrafe Delfino) e mio Zio (Luigi) si è presa un grande spazio nella mia vita. È una testimonianza di coraggio e resistenza dello spirito umano di fronte a difficoltà inimmaginabili. Amo raccontare storie per avvicinarmi alla Storia: ho scritto diversi racconti sul tema della guerra. Mi pareva giunto il momento di condividere questa vicenda con un pubblico più ampio ed esplorare i temi della resilienza, della sopravvivenza e dell’impatto duraturo della guerra su individui e comunità.
D: Come hai condotto le tue ricerche per il libro?
R: Sono stato molto aiutato dalla meticolosità svizzera. Entrambi i soggetti sono stati ampiamente interrogati. Innanzitutto, ho svolto una ricerca meticolosa sul contesto storico della guerra nella regione confinante con Locarno. Il fatto di essere stato attivo professionalmente per molti anni a Cannobio ha facilitato notevolmente la comprensione degli eventi. Ho avuto anche l’opportunità di consultare documenti storici d’archivio. Inoltre, grazie a Insubrica Historica, ho visitato i luoghi citati nel libro per comprendere meglio il paesaggio e le sfide affrontate da chi fuggiva per salvarsi la vita. La ricerca è stata completata con il materiale conservato presso l’Archivio federale di Berna.
Q: “Un cappotto fuori stagione” è una storia vera?
R: La storia segue esattamente il percorso di mio padre e di mio zio. L’unico dettaglio tralasciato è il fatto che, entrati per la prima volta in Svizzera, vengono respinti dalle autorità elvetiche. Trascorrono tutto il mese di settembre nascosti in Valle Cannobina, a Spoccia, ancora “liberi”. Entrambi, però, sono costretti a fuggire nuovamente il 12 ottobre 1944 quando, dopo un viaggio di diversi giorni, vengono finalmente accolti dalle autorità svizzere e ticinesi. Il libro rimane un’opera di narrativa storica. Ho intrecciato dettagli reali con personaggi e narrazioni di fantasia per creare una storia avvincente e coinvolgente..
Q: Quale messagio speri che i lettori traggano dal libro?
R: Spero che “Un paltò fuori stagione” ispiri i lettori con il suo messaggio di speranza e perseveranza. Ci ricorda come lo spirito umano possa resistere anche nei momenti più bui e come le esperienze strazianti possano trasformarci in individui più forti.
Q: È previsto un seguito di “Un paltò fuori stagione”?
R: Al momento sono concentrato sulla promozione di “Un paltò fuori stagione”, ma entrambi i personaggi e le loro esperienze hanno lasciato un segno indelebile in me. È possibile che in futuro possa rivisitare le loro storie. Per il momento questo libro è un’“opera unica”.
Una lotta disperata per la sopravvivenza: vivete la tensione della fuga di Delfo e Luigi mentre attraversano un terreno insidioso, affrontando la fame e sfuggendo alla cattura.