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Intervista di RSI ReteDue a Raphael Rues su Eric Maria Remarque

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Nel 127° anniversario della nascita di Erich Maria Remarque, Ronco sopra Ascona ha inaugurato un ambizioso ciclo di conferenze e attività culturali dedicato allo scrittore che con “Niente di nuovo sul fronte occidentale” ha segnato indelebilmente la coscienza del Novecento. Ad aprire il “Remarque Memorandum” è stato lo storico Raphael Rues, fondatore di Insubrica Historica, con un’intervista che ha gettato nuova luce sul legame profondo tra l’autore tedesco e il Ticino.

Un rifugio sul Lago Maggiore

“Remarque non venne in Ticino per caso”, ha esordito Rues durante l’intervista. “Quando arrivò a Porto Ronco negli anni ’30, era già uno scrittore affermato ma anche un uomo in fuga dal regime nazista che aveva messo al bando i suoi libri”. Lo storico ha ricostruito come la regione del Lago Maggiore rappresentasse per molti intellettuali europei non solo un rifugio fisico, ma anche uno spazio di libertà creativa e intellettuale.

Rues ha evidenziato come la scelta di Porto Ronco e Ascona non fosse casuale: “Questa zona era già un crocevia culturale straordinario. Il Monte Verità aveva attirato artisti, pensatori e visionari da tutta Europa. Remarque trovò qui una comunità cosmopolita che condivideva i suoi valori pacifisti e umanisti”.

Casa Tabor: un osservatorio sulla storia

Particolarmente affascinante il racconto di Rues sulla vita di Remarque a Casa Tabor, la villa che lo scrittore acquistò a Porto Ronco. “Da quella terrazza sul lago, Remarque osservava un’Europa che precipitava nuovamente verso la guerra”, ha spiegato lo storico. “È significativo che proprio qui, in questo angolo di pace svizzera, abbia continuato a scrivere opere che denunciavano l’assurdità della guerra e la fragilità della condizione umana”.

L’intervista ha toccato anche aspetti meno noti della permanenza ticinese di Remarque, come i suoi rapporti con la comunità locale e con altri esuli. “Remarque non era un eremita”, ha precisato Rues. “Frequentava i caffè di Ascona, intratteneva rapporti con pescatori e artigiani locali, partecipava alla vita culturale della regione. Il Ticino non fu solo un rifugio, ma una seconda patria”.

L’eredità di un testimone del secolo

Rues ha sottolineato l’importanza di iniziative come il “Remarque Memorandum” per mantenere viva la memoria di figure che hanno saputo trasformare l’esperienza personale in testimonianza universale. “Remarque rappresenta la coscienza critica del Novecento”, ha affermato. “La sua presenza in Ticino ci ricorda che questa regione è stata un laboratorio di idee e un rifugio per chi cercava libertà e pace”.

L’intervista si è conclusa con una riflessione sull’attualità del messaggio di Remarque. “In un’epoca di nuovi conflitti e divisioni”, ha osservato Rues, “rileggere Remarque e ripercorrere i luoghi della sua vita ticinese significa riaffermare valori di pace, comprensione e umanità che sono ancora drammaticamente necessari”.

Il ciclo di conferenze proseguirà nei prossimi mesi con approfondimenti sulla produzione letteraria di Remarque durante il periodo svizzero, visite guidate ai luoghi remarquiani e letture pubbliche delle sue opere, trasformando Porto Ronco e Ascona in un vero e proprio itinerario della memoria dedicato a uno dei più grandi testimoni del secolo scorso.

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