Insubrica Historica sta alacremente lavorando ad una prossima pubblicazione storica. Ci godiamo un momento di pausa, riportando alla luce una delle figure più importanti nel campo automobilistico dell’inizio del ventesimo secolo, riprendendo in parte quanto abbiamo già esposto nel nostro precedente contributo riguardante Moser e Bellasi. Qualcuno che ebbe il privilegio di lavorare con Ferdinand Porsche, e meritarsi la sua fiducia, tanto da diventare responsabile di una delle prime fabbriche Porsche sul lago Bodanico. E visto che Porsche per Insubrica Historica è una passione da tanti anni, facciamo volentieri una pausa per raccontarvi di Gianni “Hans” Varrone.
Nato a Vienna il 3 giugno 1878. Gianni fu l’ultimo rampollo del noto pittore ticinese Giovanni “Johann” Varrone. Nato nella capitale austriaca il 12 gennaio 1832, sepolto a Molding il 13 febbraio 1910. Giovanni Varrone era un artista stimato che trattava con uguale fortuna il paesaggio, ed il ritratto ma che era abile incisore. Sue opere si trovano nei musei di Vienna, al palazzo dell’arciduca Ferdinando a Innsbruck e, presso il palazzo civico di Bellinzona. A Vienna dal 1959 vi è anche una Via che porta il nome di Varronegasse.

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Il figlio Gianni si dedicò sin in giovane età con grande entusiasmo alla nascente tecnica automobilistica. Dopo aver conseguito il diploma di ingegnere meccanico al Politecnico di Monaco di Baviera nell’anno 1901, trovò subito impiego nella “Wiener Automobilfabrik” appena sorta. Nel 1903, costruì nella fabbrica di veicoli e di vagoni di Nesseldorf, che divenne in seguito la “Tatra-Werke”, il primo motore prototipo in posizione verticale di questa ditta, giacché essa in principio produceva soltanto il motore in posizione orizzontale secondo il tipo Benz. Parecchi anni dopo, nel 1915, quest’idea fu ripresa e messa in esecuzione col motore tipo Hispano per aeroplani.
Distintosi per capacità, applicazione e coscienziosità, venne chiamato nel 1909 dal prof. dr. Ferdinand Porsche, il noto costruttore di vetture, e più tardi creatore della Volkswagen, a dirigere – come direttore tecnico – le officine “Austro Daimler” fino al 1922. Poco prima della fine del conflitto, aveva aperto nelle vicinanze di Trieste anche un’officina per riparazioni di aeroplani (idroplani) e navi. Sempre per Ferdinand Porsche aveva assunto dal 1918 la direzione della Bodenseewerft AG a Hard (Seestrasse 144) nei pressi di Bregenz, il cui azionista principale era Ferdinand Porsche.
Egli intravvide il grande avvenire delle piccole utilitarie, accessibili a una vasta clientela. Con l’aiuto di un amico olandese, dopo aver lasciato Porsche, creò la ditta VAR e fabbricò dal 1922 un modello avente le caratteristiche di una perfetta “macchina del popolo”, un sorte di antesignana della Volkswagen. Le prove tecniche dettero eccellenti risultati, tanto che i due associati pianificarono una produzione in serie per il 1924.

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Le difficoltà economiche del dopoguerra ne impedirono purtroppo la realizzazione. A Varrone si impose quindi dal 1927 la necessità del rimpatrio in Ticino. La grave crisi industriale che colpì pure il nostro Cantone non gli consentì di trovare subito un impiego adatto alle sue sperimentate capacità. Tentò diverse strade. Fu inventore, rappresentante per la vendita di macchinari, scrisse articoli tecnici su giornali e riviste, eseguì perizie nel suo ramo, fece traduzioni e per sopravvivere si dette anche all’insegnamento.

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Quando nel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, fu necessario requisire il materiale bellico, segnatamente automobili e aeroplani, potè validamente collaborare nelle verifiche e nei controlli alle dipendenze dell’esercito elvetico, presso il quale rimase impiegato fino al 1953. Lavorò per conto del “Kriegstechnischen Abteilung” occupandosi in Ticino dell’accettazione e validazione di materiale bellico in Ticino. A fianco del suo lavoro “bellico”, Varrone non smise di pubblicare dei brevetti per delle sue invenzioni: un brevetto per un motore a combustione esente da vibrazioni con pistoni contrapposti, e la costruzione modulare di tetti.
In quell’anno, per limite d’età, benché fosse ancora in buone condizioni fisiche e intellettuali, dovette lasciare il lavoro. Ciò nonostante ricevette ancora incarichi saltuari dal governo elvetico e da alcune industrie, restando fino a data inoltrata consulente industriale. Nel 1968 festeggiava il 90.esimo genetliaco a Gentilino. Gianni Varrone decedeva il 14 maggio 1972 nella casa di riposo “Neutal” a Berlingen sul lago Bodanico.