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Il grande furto del secolo scorso: quando la Gioconda del Louvre passò per Dumenza

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Sulle rive del Lago Maggiore, tra le colline della provincia di Varese che si affacciano verso il Canton Ticino, sorge il piccolo borgo di Dumenza, del quale nel passato dedicato questo contributo apparso su Insubrica Historica. Questo paese, apparentemente tranquillo e fuori dalle rotte turistiche più battute, custodisce storie straordinarie che intrecciano arte, politica e crimine in modo sorprendente.

La storia del villaggio di Dumenza, tra il furto della Gioconda e l’occupazione tedesca

Runo di Dumenza è un piccolo - quasi sconosciuto - villaggio a ridosso del Gambarogno, sulla parte varesina del Lago Maggiore, non distante da Luino. Non sembra aver nessuna storia, eppure per…

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Chi visita oggi la piazza centrale di Dumenza non può fare a meno di notare una singolare testimonianza storica: un’iscrizione mussoliniana che resiste al tempo dal 1924. La scritta, tratta da un discorso del duce, presenta curiose stratificazioni temporali. Il cognome di Mussolini fu infatti scalpellato in un primo momento, probabilmente dopo la caduta del fascismo, per poi essere ripristinato manualmente in epoca successiva. Questa presenza anacronistica nel 2020 solleva interrogativi sulla memoria storica e sulla gestione del patrimonio controverso del ventennio fascista.

La classe lavoratrice è la potenza la certezza la speranza dell’avvenire d’Italia. Benito Mussolini

Ma Dumenza non è solo testimone passiva della storia italiana. Il piccolo borgo fu teatro di eventi drammatici negli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale. Fu proprio attraverso questo valico di confine che Marcello Petacci, fratello della celebre amante di Mussolini, rientrò in Italia il 23 aprile 1945. Il suo tentativo di fuga sotto falsa identità si rivelò vano: catturato dai partigiani, venne fucilato il 29 aprile dello stesso anno presso l’estremità del Lago Maggiore, condividendo tragicamente il destino della sorella e del duce.

Marcello Cesare Augusto Petacci (Roma, 1.5.1910 – Dongo Lago di Como, 28.4.1945). Chirurgo italiano, fratello dell’attrice Maria Petacci e di Clara Petacci, a sua volta amante del dittatore Benito Mussolini dal 1932 alla loro nell’aprile 1945.

Tuttavia, la storia più affascinante legata a Dumenza riguarda uno dei furti d’arte più audaci del Novecento: il trafugamento della Gioconda dal Louvre di Parigi. Il protagonista di questa vicenda fu Vincenzo Peruggia, un italiano che aveva trovato rifugio proprio in questa zona di confine dopo aver compiuto quello che sarebbe passato alla storia come il colpo del secolo scorso.

Furto della Gioconda presso il Louvre di Parigi

Era il 21 agosto 1911 quando Peruggia mise in atto il suo piano apparentemente impossibile. Le ricostruzioni dell’epoca divergono sui dettagli, alimentando il mistero che ancora oggi avvolge l’impresa. Secondo l’inchiesta della polizia francese, Peruggia si sarebbe nascosto all’interno del museo domenica 20 agosto, approfittando della chiusura del lunedì per agire indisturbato. Lo stesso Peruggia, interrogato dopo l’arresto a Firenze nel 1913, fornì invece una versione differente: sostenne di essere entrato nel museo lunedì mattina alle sette, mescolandosi agli operai che quotidianamente varcavano le porte del Louvre.

Rara immagine segnaletica di Vincenzo Peruggia, autore del furto della Gioconda.

La genialità del piano stava nella sua semplicità. Peruggia indossò uno dei camici bianchi utilizzati dai dipendenti del museo, rendendosi praticamente invisibile. Con incredibile sangue freddo, si diresse al Salon Carré dove era esposta la Mona Lisa. In pochi minuti rimosse il capolavoro di Leonardo dalla parete e lo portò verso una scala di servizio appartata. Qui, con gesti rapidi e precisi, liberò il dipinto dalla custodia protettiva e dalla pesante cornice dorata.

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La fuga presentava però una sfida logistica non indifferente. Peruggia era alto appena 160 centimetri, mentre la tavola su cui Leonardo aveva dipinto il suo capolavoro misurava 53 per 77 centimetri. Contrariamente a quanto riportato da alcune cronache romanzesche, era fisicamente impossibile nascondere il quadro sotto il camice. Lo stesso Peruggia raccontò di essersi tolto il camice, di avervi avvolto il dipinto e di esserselo messo sotto il braccio, uscendo poi dal museo attraverso la stessa porta da cui era entrato, con la disinvoltura di un operaio che termina il proprio turno di lavoro.

Il furto non venne scoperto che il giorno seguente, scatenando uno scandalo internazionale senza precedenti. Per due anni, mentre le autorità di mezzo mondo cercavano la Gioconda, Peruggia la tenne nascosta in Francia, custodita in una valigia sotto il suo letto. Fu solo nel dicembre 1913 che, spinto da quello che definì patriottismo ma che probabilmente era anche desiderio di guadagno, tentò di rivendere il dipinto a Firenze, dove venne arrestato.

La Gioconda riportata nel 1914 a Parigi. Fonte: Wikipedia

La connessione con Dumenza emerge proprio in questo contesto. Il piccolo borgo di confine, con i suoi passaggi discreti verso la Svizzera, rappresentava uno dei luoghi ideali per chi, come Peruggia dopo il suo arresto e la successiva scarcerazione, cercava di mantenere un profilo basso o necessitava di vie di fuga rapide. La vicinanza al Canton Ticino e la conoscenza del territorio da parte della comunità italiana emigrata rendevano quest’area particolarmente adatta a chi viveva ai margini della legalità.

Oggi, passeggiando per le vie di Dumenza, è difficile immaginare che questo tranquillo paese sia stato testimone di episodi così drammatici e rocamboleschi. Eppure, proprio questa capacità di custodire storie straordinarie nella normalità quotidiana rappresenta il fascino particolare del Lago Maggiore e dei suoi borghi. Ogni pietra, ogni vicolo, ogni vista sul lago può nascondere racconti che intrecciano la grande storia con le vicende individuali, creando quel tessuto narrativo unico che rende questa regione così affascinante per chi sa guardare oltre le apparenze.

Illustrazione di come Vincenzo Peruggia realizzò il furto della Gioconda. Fonte: Wikipedia

La storia di Peruggia e del furto della Gioconda ci ricorda come i confini, che oggi attraversiamo senza quasi accorgercene, un tempo rappresentassero linee di demarcazione fondamentali tra salvezza e cattura, tra libertà e prigionia. Dumenza, con la sua posizione strategica e la sua apparente insignificanza, continua a testimoniare silenziosamente questi intrecci di destini che hanno segnato il Novecento italiano ed europeo.

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