Domenica 19 ottobre 2025, alle ore 14:45, il Forte Olimpio di Magadino ospiterà una presentazione che permette di gettare nuova luce su uno dei capitoli più oscuri della storia recente ticinese: il traffico d’armi che negli anni ’70 trasformò il nostro cantone in una base logistica fondamentale per il terrorismo italiano. Lo storico Raphael Rues di Insubrica Historica presenterà i risultati di una approfondita ricerca, basata su documenti d’archivio inediti che rivelano l’anatomia di un fenomeno che coinvolse tanto l’estrema destra quanto l’estrema sinistra italiana.
Il contesto storico: l’Italia in fiamme
Per comprendere come il Ticino divenne involontariamente complice degli Anni di Piombo italiani, occorre ricordare il clima di terrore che attanagliava la penisola tra il 1968 e il 1982. In questo periodo l’Italia fu sconvolta da oltre 300 attentati e fino a 14000 atti di violenza politica. Dal massacro di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 alla strage di Bologna del 2 agosto 1980, passando per l’omicidio del commissario Calabresi e il rapimento Moro, la penisola viveva sotto la costante minaccia della “strategia della tensione”.

In questo contesto di guerra civile strisciante, la neutrale Svizzera divenne paradossalmente un elemento chiave. Come spiega Rues nella sua ricerca, “la Svizzera funzionò come negozio self-service di armi” per le organizzazioni eversive di ogni colore politico. La vicinanza geografica, la relativa facilità di attraversamento del confine e la presenza di arsenali militari scarsamente protetti resero il Ticino particolarmente vulnerabile.
Il caso emblematico di Ponte Brolla
Il furto più significativo avvenne nella notte del 16 novembre 1972 presso il forte militare di Ponte Brolla. Tre uomini – tra i quali Valerio Morucci (in seguito massimo esperto di armi delle Brigate Rosse e protagonista del rapimento di Aldo Moro) – riuscirono a trafugare un impressionante arsenale bellico: 135 granate a mano tipo HG 43, una mitragliatrice, pistole lanciarazzi e oltre 1400 munizioni di vario calibro. Il valore del bottino ammontava a 13000 franchi svizzeri dell’epoca, equivalenti a circa 50000 franchi odierni.
Intervista Quotidiano RSI 19.10.2025 – Gli anni di piombo in Ticino
Il servizio televisivo del Quotidiano della RSI, andato in onda martedì 21 ottobre 2025, ha portato all'attenzione del pubblico ticinese le nuove scoperte emerse dalla ricerca di Raphael Rues, presentata solo due…
Ma Ponte Brolla non fu un caso isolato. La ricerca di Rues documenta una vera e propria epidemia di furti: Morbio Inferiore e Superiore, Locarno, Giubiasco, Airolo-Stalvedro. Il progetto dell’Esercito Elvetico SMUD (Schutz von Munition vor Diebstahl – ital. Protezione della munizione dal furto) del 1976 rivelò che tra il 1970 e il 1975 furono registrati almeno 184 furti in depositi militari svizzeri. Diversi di questi furti appunto nel Ticino. Il dato più allarmante? Il 76,7% delle armi e munizioni rubate non fu mai recuperato e rimane dopo più di 50 anni disperso.
La rete ticinese del terrorismo
La presentazione di domenica 19 ottobre, permette di svelare aspetti dimenticati di come il Ticino divenne una base operativa per l’eversione italiana. Documenti d’archivio mostrano che già nel 1971-1972 si tennero riunioni di coordinamento tra Locarno e Zurigo, con la partecipazione di figure chiave come Carlo Fioroni, primo pentito del terrorismo italiano, e Oreste Scalzone di Potere Operaio.
Il Ticino non forniva solo armi. Durante il 1972 si registrarono decine di furti di documenti d’identità dalle automobili, documenti che venivano poi utilizzati dai terroristi per muoversi tra Italia e Germania. Come nota Rues, “il Ticino – e la Svizzera – divenne terra di transito per il terrorismo internazionale, base logistica e finanziaria per le organizzazioni eversive”, seguendo una tradizione che aveva già visto operare figure come Lenin, Stalin e persino Hitler.
Il processo di Locarno e le sue conseguenze
Il caso esplose pubblicamente solo nel 1981, quando si celebrò a Locarno l’unico grande processo svizzero legato a questi fatti. Dick Marty fungeva da Procuratore Pubblico in un processo che vide gli imputati ammettere tutti i reati giustificandoli con la paura di un golpe fascista in Italia. I protagonisti del supporto logistico ticinese, vennero condannati, scontando la loro pena nel carcere penale La Stampa di Lugano-Cadro.
La ricerca di Rues evidenzia come il contesto politico fosse completamente mutato tra il 1972 (anno dei furti) e il 1981 (anno del processo). Nel frattempo, le armi trafugate dal Ticino avevano già fatto il loro corso mortale: granate di Ponte Brolla furono utilizzate in diverse rapine e attentati in Italia.

Un appuntamento da non perdere
La presentazione di domenica 19 ottobre al Forte Olimpio rappresenta un’occasione unica per comprendere un capitolo controverso della storia ticinese troppo spesso dimenticato. Raphael Rues evidenzierà come il concetto svizzero di mobilitazione generale abbia creato vulnerabilità sistemiche sfruttate dal terrorismo internazionale.

L’appuntamento organizzato dall’Associazione Fortificazioni Gambarogno e Associazione Ticinese Tiratori e Collezionisti d’Armi (ATTCA) è per domenica 19 ottobre 2025 alle ore 14:45 presso il Forte Olimpio di Magadino. Ai margini della presentazione si terrà anche una castagnata. L’evento di domenica 19 ottobre è un’occasione per riflettere su come la storia, anche quella scomoda, debba essere conosciuta e compresa per non ripetere gli errori del passato. La presentazione offrirà uno sguardo nuovo e documentato su come il Ticino, suo malgrado, si trovò al centro di una delle pagine più buie della storia europea del dopoguerra. L’ingresso è libero.
FAQ Presentazione Dal Ticino alle piazze di tensione eversive