Abbiamo investigato nel settembre 2020 con Insubrica Historica la figura del fascista Novarese, hardliner Amedeo Belloni. Fascista DOC della provincia, sin dall’avvento del fascismo nel 1922, riuscito a sopravvivere all’inizio del 1940, e ritornato di prepotenza durante il periodo della RSI, dal settembre 1943 all’aprile 1945. Compagno d’avventura di Belloni, è un altro fascista, del quale in sostanza poco si sà. Si tratta del Federale di Novara Giuseppe Dongo.
Giuseppe Dongo nasce a Casale Monferrato, provincia di Asti, nel 1898. Figlio di un colonnello del Regio Esercito Italiano. Già con l’avvento del fascismo nella provincia di Novara si dimostra, insieme ad Amedeo Belloni, essere uno dei fascisti più hardliner della provincia di Novara. Nella sua avventura fascista è constantemente accompagnato dal fratello Carlo, durante la RSI Commissario Federale.

Nell’agosto del 1923 partecipa all’assalto dell’amministrazione socialista del comune di Carpignano Sesia, uno degli ultimi baluardi socialisti che ancora governava. Fino al 1927 Carpignano Sesia apparteneva ancora alla grande provincia di Novara. Il 10 agosto 1923 vi fù un imponente concentramento di squadre fasciste, guidate dal fiduciario provinciale Amedeo Belloni ed il signor Giuseppe Dongo. Apparantemente accolti con entusiasmo dalla popolazione ottennero le dimissioni in massa dell’Amministrazione locale, issando la bandiera fascista sulla balaustrata del palazzo comunale. Non sorprende il tono di un giornale dell’epoca La Gazzetta del Popolo (edizione del 11.8.1923) che riportava:
L’opera epuratrice del fascismo continuerà fino alla fine. Si crede che anche nella nostra provincia verranno invitati a dimettersi quegli amministratori popolari inclusi nel patto fascista, patto però che il loro partito ha apertamente rinnegato.
Giuseppe Dongo sopravvive all’epurazione interna del partito fascista novarese, che invece aveva costretto Amedeo Belloni a dimettersi da tutte le cariche. Sin dall’inizio Giuseppe Dongo è alleato di un altro hardliner fascista novarese, Ezio Maria Gray. Fascista estremo, che dopo aver perso un figlio nel 1943, riesce a sopravvivere il post-conflitto, tanto che negli anni 1950 rappresenta il Movimento Sociale Italiano.

Giuseppe Dongo, perde la madre nel 1937, sepolta a Torino. Di lui si sa poco durante il periodo 1922-1943. Certo è un uomo ambizioso e carismatico, che compare più volte nella scena politica novarese, presente soprattutto ai funerali dei fascisti della provincia.
Nel tumultuoso periodo successivo al 25 luglio 1943 e all’8 settembre 1943, quando il regime fascista arriva sull’orlo del collasso, Dongo riesce a farsi nominare Federale della provincia di Novara. Fu tra i primi fascisti di Novara (insieme al fratello Carlo) a riaprire la sede di Via Roma a Novara il 9 settembre 1943.
Con l’Italia divisa in due e la guerra civile già iniziata, Dongo si trova a guidare una provincia in piena tempesta. Dall’ottobre 1943 assume la carica di Commissario alla Federazione dei Fasci repubblicani di Novara. Insieme a lui vi sono due fidi collaboratori fascisti, dott. Lauro Biondi e il dott. Giovanni Sechi. È Dongo che costringe il Prefetto Conte Francesco Ballero a dimettersi, sostituendolo con un altro fascista Dante Maria Tuninetti.

Il 14 novembre 1943, Giuseppe Dongo, fu tra i partecipanti al congresso nazionale del Partito Fascista Repubblicano (PFR) a Verona e ricoprì poi la carica di ispettore regionale del Piemonte dall’aprile 1944. Inizialmente, Dongo cerca di mantenere l’ordine e di organizzare la resistenza contro i partigiani. Tuttavia, la situazione nella provincia di Novara rimane precaria. Le scarse risorse, la sfiducia crescente della popolazione e le pressioni dei tedeschi rendono il suo compito ed operato sempre più difficile.

Per far fronte alle crescenti necessità della sua amministrazione e per garantire i propri privilegi e interessi, Dongo – sposato con Rina Dongo, almeno fino al 1945 abita a Tornaco Novara – si trova presto coinvolto in attività illecite. Dongo riesce ad istituire un fiorente mercato nero, trafficando in beni di prima necessità come cibo, carburante e medicine. In questo modo, riesce ad accumulare una notevole fortuna personale, mentre la popolazione novarese soffriva la fame e la miseria. Nel frattempo dal luglio 1944 Giuseppe Dongo si trova ad essere comandante della Brigata nera «Augusto Cristina».

Lo scandalo scoppiò quando vi fu un ennesimo avvincendamento nella carica di Prefetto della Provincia di Novara. Partito Dante Maria Tuninetti, fu brevemente sostituito dal Prefetto Barbera, il quale però rimase pochissime settimane in carica. Il Barbera fu a sua volta sostituito da Enrico Vezzalini.

Vezzalini intransigente fascista, giudice al Tribunale fascista di Verona che aveva portato alla condanna a morte di Galeazzo Ciano, genero di Benito Mussolini, decide di fare piazza pulita nel fascismo novarese. Vezzalini approfittando del clima di instabilità, denuncia nel corso dell’agosto 1944 le attività illecite di Giuseppe Dongo e compagni. Le accuse furono pesanti e ben documentate. Dongo venne accusato di corruzione, speculazione e di aver favorito i suoi amici a danno della comunità. Di fronte all’evidenza delle prove, il governo della Repubblica Sociale Italiana fu costretto a intervenire. Dongo fu convocato a Salò e, dopo un’umiliante interrogazione, fu costretto a dimettersi dalla carica di Federale della Provincia di Novara.

La caduta di Dongo fu un duro colpo per l’area estremista del partito fascista a Novara. Molti dei suoi sostenitori si sentirono traditi e abbandonati. Dongo, ormai screditato e isolato, venne destituito e arrestato il 28 agosto 1944 su richiesta del maggior generale Fritz Ebeling, comandante della Militärkommandantur 1021 Novara, e del Prefetto Enrico Vezzalini.

La causa della sua rimozione fu un procedimento penale a suo carico in quanto, membro della commissione acquisti e collaudi della Brigata Nera, favoriva la ditta Doppieri di Novara nella fornitura di calzature militari. Venne in seguito arrestato a Milano il 24.11.1944 dalle autorità tedesche. Liberato dopo alcune settimane, lo si ritroverà a fine guerra a Milano impegnato in non meglio precisate attività di carattere politico-organizzativo in favore della RSI.
Vezzalini sostituisce Giuseppe Dongo con il fascista Nello Carducci. Nel corso degli ultimi mesi del conflitto si perdono le tracce di Dongo, anche se sembra che s’impegna vigorosamente affinchè Enrico Vezzalini suo accerrimo nemico fascista, venga rimosso dalla carica di prefetto. Cosa che succede effettivamente il 31.12.1944, quando Vezzalini lascia la direzione della provincia, a grande gioia dei fascisti hardliner novaresi, per assumere incarichi non meglio precisati a Genova.

Giuseppe Dongo riesce, nonostante il suo ruolo di fascista hardline a sopravvivere alla fine del conflitto. Lo ritroviamo una prima volta il giovedi 19 settembre 1946 quando viene assolto per crimini di guerra commessi a Fossano-Bene Vagienna nella provincia di Cuneo il 9 agosto 1944. In quell’occasione come comandante della Brigata Nera di Novara aveva condotto una rappresaglia che aveva portato all’uccisione dei partigiani dott. Andrea Paglieri, Biagio Barbero e Giuseppe Priola.
Le vicissitudini legali di Dongo continuano nel 1947 quando viene chiamato dalla Corte Straordinaria di Cuneo in causa, per uccisioni compiute nel 1922 contro politici socialidemocratici, in particolare a Barengo (provincia Novara) nel 1922 contro il consigliere comunale socialista Antonio Bensi e pure nuovamente l’eccidio di Fossano-Bene Vagienna del 9 agosto 1944.

Nel 1946 riappare come teste per diversi processi a personalità fasciste di Cuneo e Novara come per il processo al giornalista Giuseppe Rolandi (Pallanza 1915-n.d.) aiutante-maggiore della Brigata Nera “Augusto Cristina”, ex-direttore di “Il Popolo Novarese” divenuto poi nel settembre 1944 “Ardimento”, due testate di propaganda del fascismo novarese. Un ulteriore processo a luogo a Verbania all’inizio del giugno 1949. Giuseppe Dongo, nelle sua qualità di commissario dei fasci piemontesi e assieme al commissario politico del fascio della RSI di Intra, Alfredo Foglietta, e del caporalmagglore della GNR Alessandro Giulitte (per altre fonti Giulitta), viene processato per il furto di macchine da scrivere e calcolatrici, sequestrate presso la villa di un facoltoso ebreo – Leopoldo Scafi – residente nella cittadina di Verbania. Una sorte di processo farsa tanto che Giuseppe Dongo venne assolto per non aver commesso il fatto mentre venne invece condannato il principale accusatore, Leopoldo
Scafi, che ricevette 16.000 lire di ammenda, per non essersi presentato a un’udienza, provocando il rinvio del processo.
Giuseppe Dongo appare ancora essere ancora in vita perlomeno nel 1955. Da questo momento si sono perse le sue traccie.
Brevi biografie delle persone citate:
BALLERO, Francesco
Conte Dottore. (Cagliari 3.8.1883 – Milano 4.3.1966). Capo della Provincia (Prefetto) a Novara. Laureato in Giurisprudenza. Conte nel 1907 per RR.LL.PP. di rinnovazione del titolo di casa Mossa. Intraprese la carriera amministrativa con un concorso pubblico il 1. luglio 1910. Prestò servizio presso le sedi di Sassari, Cagliari, L’Aquila, Napoli. Vice-prefetto presso la Prefettura di Roma. Prefetto di Potenza, Bergamo e Novara. Una volta destituito da Gondo si trasferì a Craveggia, in val Vigezzo, messo a riposo dal governo fascista della RSI nel febbraio 1944. Prese parte alle vicende della Repubblica Partigiana dell’Ossola. Entrò in Svizzera il 12 ottobre 1944 via Craveggia-Spruga. Venne rinominato Prefetto di Lucca per il periodo febbraio 1946-luglio 1948. Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia. Ufficiale dell’Ordine Mauriziano.
CARDUCCI, Nello
(1905-n.d.). Segretario generale dei Gruppi di azione nizzarda nel 1942. Viene nominato Commissario della Federazione dei Fasci Repubblicani di Novara il 25 agosto 1944. Dopo la parentesi fascista nella RSI, viene giudicato in contumacia. Riappare nel Lazio negli anni 1950, nel 1959 attivo come Segretario generale del Centro di azione latina a Roma, carica ricoperta dal 1959.
EBELING, Fritz
(Stettino 28.4.1887 – Bad Homburg 27.1.1970). Generalmajor
Militärkommandantur 1021 Novara.
Militare di professione, Ebeling iniziò la carriera nel 1907 in Prussia come Fähnrich
(soldato) nel 78esimo reggimento di fanteria. Comandante di Sezione in Francia
durante la Grande Guerra, nel 1917 patì le conseguenze dell’iprite, gas urticante
che provocava sulla cute devastanti piaghe. Catturato dai francesi nel Settembre
1918, rimase in prigionia fino al febbraio del 1920. Fu uno dei pochi ufficialiammessi nella cerchia ristretta, di 100.000 soldati, del Reichswehr (l’organizzazione militare tedesca
durante il periodo 1919-1935, all’origine della Wehrmacht). Nel 1939 durante l’attacco alla Polonia, Ebeling comandò brevemente un reggimento di fanteria per poi integrare lo Stato Maggiore della Wehrmacht. Nel periodo 1942-1943 restò al comando della Militärkommandantur di Potsdam in Polonia. Trascorse l’estate del 1943 nuovamente presso lo Stato Maggiore della Wehrmacht nella regione di Kursk, in Ucraina. Ad agosto, per organizzare il comando della Militärkommandantur 1021 destinata a Novara, venne trasferito in Austria. Lasciò Novara il 14 ottobre, durante le fasi della rioccupazione dell’Ossola, per assumere identico incarico al Militärkommandantur 1016 di Bergamo. Fu catturato a Milano solo l’8 maggio del 1945, a guerra conclusa, e trasferito in un campo di prigionia alleato restò recluso fino al luglio 1946. Negli anni che seguirono il conflitto fu un esperto economista e consulente aziendale. Morì il 27 gennaio 1970 all’età di 80 anni, e fu sepolto a Bad Homburg in Assia. Fonti fasciste intervistate dall’autore sembrano ricordare a Novara, in qualità di ufficiale nell’amministrazione tedesca, anche il Capitano Hermann Lang (1909-1987). Lang, insieme a Rudolf Caracciola, era un venerato pilota della Mercedes. Dopo la guerra corse in Formula 1 per le scuderie Mercedes e Maserati.
TUNINETTI, Dante Maria
(Valenza Po 1899 – Sanremo 1982). Capo della Provincia (Prefetto)
a Novara. Fu combattente nella Prima Guerra Mondiale, decorato al valore, tra i primi ad aderire al movimento fascista. Segretario federale di Torino dal 1924 al 1926, ricoprì fino al 1940 cariche di rilievo nell’organizzazione dei Fasci all’estero, responsabile dei Fasci in Francia. La Stampa (1942) si riferì a Tuninetti attribuendogli il titolo di Avvocato Professore (A Palazzo Venezia il Prof. Pazzini e l’Avv. Prof. Tuninetti). Fu capo Provincia a Novara e Pavia. Condannato a fine guerra dalla Corte d’Assise Straordinaria a 24 anni di reclusione per “collaborazionismo col tedesco invasore”.
VEZZALINI, Enrico
(Ceneselli, 16.10.1904 – Novara, 23.9.1945). Prefetto di Novara.
È stato un prefetto italiano, in carica nelle province di Ferrara e Novara. Iscritto al Partito Nazionale Fascista (PNF), dopo l’8 settembre 1943 aderì al Partito Fascista Repubblicano (PFR). Partecipò alla spedizione punitiva di Ferrara del novembre 1943, dove vennero uccisi 11 antifascisti in risposta all’uccisione del commissario federale Igino Ghisellini. Successivamente fu nominato prefetto a Ferrara e Novara dove, nel corso della guerra civile, venne coordinata la lotta anti-partigiana e operò in particolare nella Val d’Ossola. Fu membro del collegio giudicante del Tribunale speciale per la difesa dello Stato della Repubblica Sociale Italiana in occasione del Processo di Verona, che processò i membri del Gran Consiglio che firmarono l’Ordine del giorno “Grandi per la sfiducia al Presidente del Consiglio Benito Mussolini”. Finita la guerra fu processato e condannato a morte su
richiesta del pubblico ministero e futuro presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro da un tribunale partigiano insieme ad altri cinque. La sentenza capitale fu eseguita a Novara il 23 settembre 1945 (Archivio di Stato di Novara, Gabinetto della Prefettura di Novara, buste 194, 195 e 196).