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Resoconto della commemorazione del 11.11.2025 Ospedale La Carità Locarno

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L’11 novembre 2025 è stata posata una targa commemorativa all’ex Ospedale La Carità di Locarno, culminando il percorso del Gruppo per la Memoria 1943-1945 che include stolpersteine a Brissago e Spruga. Un nuovo approccio storico transfrontaliero che valorizza le storie di solidarietà e accoglienza durante la Seconda Guerra mondiale.

L’11 novembre 2025 resterà una data significativa per la memoria storica del Locarnese. Sotto un cielo autunnale, all’entrata dello stabile che oggi ospita parte del Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI, è stata svelata una targa commemorativa che ricorda il ruolo cruciale dell’Ospedale La Carità durante gli anni più bui della Seconda Guerra mondiale.

Questa cerimonia rappresenta molto più di un semplice momento commemorativo. È l’ultimo tassello di un percorso di memoria che il “Gruppo per la Memoria 1943-1945” ha tracciato negli ultimi mesi attraverso il territorio di confine tra Svizzera e Italia, ridando voce a storie dimenticate e riportando alla luce episodi di solidarietà transfrontaliera che hanno segnato profondamente queste terre.

Il percorso era iniziato nel giugno 2024 a Brissago, con la posa di quattro pietre d’inciampo – le stolpersteine – quelle piccole targhe di ottone che in tutta Europa ricordano le vittime del nazifascismo proprio davanti ai luoghi dove hanno vissuto o trovato rifugio. Un gesto simbolico ma potente, che ha riportato l’attenzione su storie individuali di perseguitati che trovarono salvezza oltrepassando il confine svizzero.

Poi, nell’agosto 2025, altre tre stolpersteine sono state posate al confine di Spruga-Bagni di Craveggia, in un luogo che fu teatro di innumerevoli passaggi clandestini, dove il destino di molti si giocava in pochi metri di terra di nessuno, tra la vita e la morte, tra la libertà e la cattura.

Ora, con la targa all’ex Ospedale La Carità, si chiude idealmente un triangolo della memoria che abbraccia tutto il territorio di confine del Locarnese. Ma soprattutto, questi tre momenti rappresentano un nuovo modo di fare storia locale, che supera i confini nazionali per raccontare vicende che furono intrinsecamente transfrontaliere.

Alberto Piatti, direttore DFA, con Massimo Bianchi, figlio del comandante partigiano ed esponente DC Adriano Bianchi, e Carolina Marcacci, presidente del “Gruppo per Memoria 1943-1945”. Fonte: TI-Press via Corriere del Ticino

L’Ospedale La Carità divenne, tra il 1943 e il 1945, un crocevia di destini. Dopo l’8 settembre 1943, con l’armistizio italiano e l’occupazione nazista del Nord Italia, migliaia di persone cercarono salvezza in Svizzera. Militari sbandati, ebrei in fuga, oppositori politici, partigiani feriti: tutti convergevano verso quel confine che poteva significare la salvezza.

Ma fu soprattutto nell’ottobre 1944, con la caduta della Zona Libera Ossola (Repubblica partigiana dell’Ossola, che l’ospedale locarnese si trovò in prima linea nell’emergenza umanitaria. I feriti arrivavano dopo viaggi estenuanti attraverso i valichi alpini, spesso in condizioni disperate. Il personale medico e infermieristico lavorava senza sosta, curando indistintamente chiunque avesse bisogno, in un’epoca in cui la neutralità svizzera era messa a dura prova dalle pressioni internazionali.

L’Ospedale La Carità di Locarno come appariva negli anni 1950. Fonte: Eco di Locarno

La cerimonia dell’11 novembre ha visto la partecipazione delle massime autorità cantonali e cittadine. Marina Carobbio Guscetti, direttrice del DECS, ha sottolineato come questi momenti di memoria siano fondamentali per costruire una coscienza civica consapevole. Il sindaco Nicola Pini ha ricordato il ruolo della città di Locarno come terra di accoglienza, una tradizione che affonda le radici proprio in quegli anni difficili.

Ma forse il momento più toccante è stato l’intervento di Massimo Bianchi, figlio di Adriano Bianchi, uno dei tanti pazienti curati alla Carità nel 1944. La sua testimonianza ha riportato alla vita quei giorni di paura e speranza, quando suo padre, ferito in un rastrellamento, trovò salvezza e cure proprio in quell’ospedale.

Confine di Sangue - I fatti dei Bagni di Craveggia 18-19 ottobre 1944

Edizione in italiano. Di Raphael Rues (Curatore e Autore). Vasco Gamboni, Alexander Grass, Nicola Guerini e Fiorenzo Rossinelli (Autori). CHF /EUR 15.00 Insubrica Historica, 2025.
ISBN: 978-88-3196-902-4 – Editore: Insubrica Historica Minusio

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Alexander Grass, giornalista e membro del Gruppo per la Memoria 1943-1945, ha evidenziato come questo lavoro di ricerca e commemorazione stia cambiando il modo di guardare alla storia locale. “Non si tratta più solo di storia svizzera o italiana”, ha spiegato, “ma di una storia condivisa, fatta di relazioni, scambi, solidarietà che superavano i confini anche nei momenti più bui”.

Questa nuova prospettiva transfrontaliera è fondamentale per comprendere davvero cosa accadde in quegli anni. Le stolpersteine di Brissago raccontano di famiglie divise dal confine, di svizzeri che rischiarono tutto per aiutare i perseguitati. Quelle di Spruga parlano di contrabbandieri diventati passeur, di preti di montagna che guidavano i fuggiaschi attraverso sentieri impervi. La targa della Carità ricorda medici e infermiere che curavano senza distinzioni, in un’epoca in cui ogni scelta poteva avere conseguenze drammatiche.

Il lavoro del Gruppo per la Memoria 1943-1945 si inserisce in un movimento più ampio di riscoperta delle memorie locali legate alla Seconda Guerra mondiale. In tutta Europa, nuove generazioni di storici e attivisti stanno riportando alla luce storie dimenticate, spesso attraverso l’uso di forme commemorative innovative come le stolpersteine.

Quello che rimane della località Bagni di Craveggia, luogo di uno scontro armato il 18-19 ottobre 1944, che portò al grave ferimento del comandante partigiano Adriano Bianchi. Bianchi rimase per più mesi ricoverato all’Ospedale La Carità di Locarno. Fonte: Insubrica Historica

Ma nel caso del Ticino e delle zone di confine, questo lavoro assume un significato particolare. Qui la guerra non fu solo un evento esterno che toccava marginalmente la vita quotidiana. Fu un’esperienza vissuta intensamente, fatta di scelte difficili, di rischi corsi, di vite salvate o perse per pochi metri di differenza.

La posa della targa all’ex Ospedale La Carità chiude simbolicamente un anno di intense attività commemorative, ma apre anche nuove prospettive. Il Gruppo per la Memoria ha già annunciato che il lavoro continuerà, con nuove ricerche negli archivi, nuove testimonianze da raccogliere, nuovi luoghi della memoria da segnalare.

Respinti. Il dramma della Famiglia Ebrea Gruenberger in fuga 1943-1944.

Edizione in italiano. Di Raphael Rues (Autore), Katia Rues (Curatrice).
CHF /EUR 10.00 Insubrica Historica, 2024.

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Perché, come ha ricordato Rodolfo Huber, archivista della città e autore di importanti studi sull’ospedale, “di quel periodo sono rimasti pochi documenti”. È un lavoro contro il tempo, per salvare le ultime testimonianze dirette, per dare un nome e una storia a chi è passato da questi luoghi in cerca di salvezza.

La giornata dell’11 novembre 2025 si è conclusa con un aperitivo offerto, momento di condivisione informale ma non per questo meno importante. Perché la memoria non si costruisce solo con targhe e cerimonie ufficiali, ma anche attraverso il racconto, lo scambio, la trasmissione di storie da una generazione all’altra.

Giornale Avanguardia di Locarno del 22 settembre 1944, con la notizia della partenza dei primi aiuti medicinali e vivevi per la popolazione della Zona Libera Ossola. Protoganista di questo aiuto era il sindaco GB Rusca, unitamente alla moglie che operava con la Croce Rossa Svizzera.

Il nuovo approccio transfrontaliero alla storia di questo periodo, promosso dal Gruppo per la Memoria 1943-1945, rappresenta un modello per altre realtà di confine. Non più storie separate da una linea immaginaria, ma vicende umane che quella linea l’hanno attraversata, superata, a volte tragicamente subita.

L’Ospedale La Carità non esiste più, sostituito da moderni edifici scolastici. Ma grazie a questa targa, e al lavoro di chi si impegna per mantenere viva la memoria, il suo ruolo in quegli anni terribili non sarà dimenticato. Come non saranno dimenticate le storie di chi trovò rifugio a Brissago, di chi passò il confine a Spruga, di tutti coloro che in quegli anni videro nel Ticino una terra di salvezza.

È questa la lezione più importante che ci lascia il lavoro del Gruppo per la Memoria: la storia non è fatta solo di grandi eventi e date memorabili, ma di migliaia di piccole storie individuali, di gesti di coraggio e solidarietà che, messi insieme, compongono il mosaico della nostra identità collettiva. Una identità che, come dimostrano le commemorazioni di quest’anno, non si ferma ai confini nazionali ma li supera, in nome di valori universali di umanità e solidarietà.

Rassegna stampa:

Corriere del Ticino, mercoledi 12.11.2025

Tessiner Zeitung, venerdi 14.11.2025

La Regione, giovedi 6.11.2025

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