Dal giugno 2024, quattro piccole pietre d’ottone brillano sul selciato del vecchio porto di Brissago. Non sono semplici targhe commemorative, ma Stolpersteine – letteralmente “pietre d’inciampo” – che ci costringono a fermarci e ricordare. Ogni pietra racconta una storia di sofferenza, speranza tradita e, nel caso della famiglia Grünberger, dell’indifferenza burocratica che si trasformò in condanna a morte.
Le Stolpersteine di Brissago a ricordo della famiglia Gruenberger
SRF News Video di SRF a riguardo della cerimonia del giugno 2024 per la posa delle Stolpersteine
La storia della famiglia Grünberger rappresenta uno dei capitoli più dolorosi della (talvolta) erratica politica svizzera di respingimento durante la Seconda guerra mondiale. Nel novembre 1943, quando i tedeschi occuparono il Nord Italia trasformando quello che era stato un rifugio relativamente sicuro in una trappola mortale per gli ebrei, la famiglia tentò disperatamente di mettersi in salvo. Come migliaia di altri profughi disperati, attraversarono clandestinamente il confine del Ticino, quella frontiera naturale tra la vita e la morte che correva tra i boschi e le montagne.
Respinti. Il dramma della Famiglia Ebrea Gruenberger in fuga 1943-1944.
Edizione in italiano. Di Raphael Rues (Autore), Katia Rues (Curatrice).
CHF /EUR 10.00 Insubrica Historica, 2024.
Immaginiamo il loro viaggio: il terrore nei passi furtivi attraverso i sentieri di montagna, il cuore che batte all’impazzata ad ogni rumore sospetto, la speranza che cresce man mano che il confine svizzero si avvicina. Forse si tenevano per mano nel buio, sussurrando parole di incoraggiamento. Sicuramente credevano che, una volta raggiunti i confini della neutrale Svizzera, sarebbero stati al sicuro.
Ma la salvezza si trasformò in illusione. Le autorità svizzere, applicando rigidamente le disposizioni federali che limitavano l’accoglienza dei rifugiati ebrei, decisero di respingere la famiglia. Solo Edith, incinta, ottenne il permesso di rimanere – un’eccezione che rende ancora più crudele il destino degli altri. La gravidanza le salvò la vita, mentre sua suocera, suo cognato e la zia di suo marito furono riconsegnati alla morte.
Il respingimento non fu un semplice atto burocratico. Fu una sentenza. Appena riattraversato il confine, la famiglia cadde nelle mani dei nazisti. Il carcere italiano fu solo la prima tappa di un viaggio verso l’orrore. Pochi giorni dopo, furono caricati su uno di quei treni merci che da Milano partivano carichi di esseri umani destinati allo sterminio. Destinazione: Auschwitz-Birkenau, la fabbrica della morte.
Durante il trasporto, in circostanze che possiamo solo immaginare, Egone riuscì a fuggire. Forse saltò dal treno in corsa, forse approfittò di una sosta. Sopravvisse per ritrovare sua moglie Edith dopo la guerra e ricostruire una vita a Milano. Ma sua madre, suo fratello e sua zia non ebbero la stessa fortuna. I loro nomi si aggiunsero alla lista infinita delle vittime della Shoah.
Un paltò fuori stagione. Settembre 1944 – Maggio 1945
Edizione in italiano. Di Carlo Bava (Autore), Raphael Rues (Curatore).
CHF /EUR 15.00 Insubrica Historica, 2024.
I quattro Stolpersteine al porto di Brissago non sono solo un memoriale per i Grünberger. Sono un monito permanente contro l’indifferenza, contro la burocrazia disumana, contro l’idea che si possa voltare le spalle a chi cerca salvezza. Ogni volta che qualcuno inciampa – metaforicamente – in queste pietre, è costretto a chinare lo sguardo e confrontarsi con questa storia.
L’artista tedesco Gunter Demnig, creatore del progetto Stolpersteine, ha disseminato oltre 75.000 di queste pietre in tutta Europa. Ognuna riporta nome, data di nascita, data di deportazione e luogo di morte. Sono l’esatto opposto dei monumenti grandiosi: piccole, discrete, integrate nel tessuto urbano quotidiano. Proprio per questo sono potenti. Non permettono alla memoria di essere relegata in luoghi specifici di commemorazione, ma la inseriscono nel flusso della vita quotidiana.
Per Brissago, questi Stolpersteine rappresentano anche un atto di assunzione di responsabilità storica. La Svizzera ha impiegato decenni per confrontarsi onestamente con il suo ruolo durante l’Olocausto, con la politica del “battello pieno” che costò la vita a migliaia di rifugiati. Queste pietre sono un riconoscimento tardivo ma necessario di quelle vite spezzate.
Oggi, mentre nuove crisi umanitarie scuotono il mondo e nuovi rifugiati cercano salvezza alle nostre frontiere, la storia dei Grünberger ci interroga: abbiamo imparato la lezione? O continuiamo a nasconderci dietro regolamenti e procedure mentre esseri umani in pericolo chiedono il nostro aiuto? I Stolpersteine di Brissago non sono solo memoria del passato, ma monito per il presente e il futuro.